«Libertà, Libertà, libertà». Con queste parole il pubblico di Atreju, l’evento di Fratelli d’Italia al Circo Massimo, ha accolto il presidente argentino Javier Milei, accompagnato sul palco e introdotto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La platea ha riservato al leader sudamericano una standing ovation e applausi scroscianti.
Libertà, una di quelle parole sulle quali tutti sono d’accordo, ma che ognuno intende a modo suo. Chi infatti non la desidera? Chi si pronuncerebbe a favore del suo contrario? Eppure, i militanti di FdI che plaudevano Milei dovrebbero, in base alla loro storia di destra sociale, pensare la libertà, almeno quella economica, in un modo ben diverso da quanto faccia il presidente argentino, campione di liberismo.
L’intervento di Milei – Milei ha definito la propria come una «rivoluzione culturale di destra ultraliberista». Ha assicurato che «il mercato senza regole e paletti produce prosperità per tutti», che «il governo deve essere limitato, che gli argentini sanno meglio di un burocrate come produrre, chi impiegare e con chi commerciare». Una libertà che dunque significa possibilità di intraprendere, di vendere e comprare, di licenziare, di costruire senza vincoli. È questo il senso che il leader argentino attribuisce al termine libertà.
«Affamare la bestia», cioè lo Stato, dice Milei citando il presidente Ronald Reagan. Ridurre dunque ruolo e possibilità di spesa per la macchina statale, cessare le sue partecipazioni nelle industrie, indebolire fino ad annullare la capacità di indirizzare le scelte delle aziende private, affidare solo al libero mercato le scelte economiche.
A un anno dal suo insediamento alla Casa Rosada, il Paese ha infatti sperimentato una diminuzione del 30% nella spesa pubblica, licenziamenti di massa nel settore pubblico, liberalizzazioni di banche e servizi, decimazione nei sussidi e aiuti alle famiglie.
Urso e Lollobrigida – Nelle stesse ore in cui Milei arringava la folla del Circo Massimo, il ministro dello Sviluppo economico e senatore FdI Adolfo Urso rilasciava interviste sulla necessità di aumentare i sussidi pubblici per l’acquisto di auto elettriche, concordando con Stellantis un nuovo piano di sviluppo perché «lo Stato deve dire la sua e indirizzare i piani industriali di un’azienda che da lavoro a così tanti italiani». Qualche giorno prima, Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare, delle foreste e parlamentare FdI, aveva tuonato contro la liberalizzazione della produzione agricola in Europa affermando che lo Stato debba proteggere la produzione interna dalla concorrenza estera. Da evitare, per il ministro, anche l’accordo sul commercio Ue-Mercosur che aprirebbe un’area di libero scambio tra Europa e i paesi del Sud America, abolendo i sussidi pubblici all’agricoltura e spingendo le aziende meccaniche e agricole nazionali alla competizione con quelle argentine e brasiliane. Cosa vuol dire libertà? Urso e Lollobrigida sembrano farla coincidere con la possibilità, per lo Stato, di intervenire nei piani industriali delle aziende private, con la limitazione della concorrenza, con l’aumento della spesa pubblica per sussidiare produzioni e servizi decisi a livello politico.
La sintesi (mancata) di Meloni – L’intervento di Giorgia Meloni per la conclusione della kermesse, nel doppio ruolo di presidente del Consiglio dei ministri e di leader del partito Fratelli d’Italia, ha cercato di mantenere un equilibrio tra le posizioni evitando però di entrare nei contenuti. Un discorso diviso in tre parti. La prima è stata dedicata a mostrare unità nel centro destra che sarebbe «in splendido cammino». Una parte centrale, con l’elenco dei successi governativi: i miliardi in più per la sanità, la Nazione che «torna a correre», i centri per gli immigrati in Albania come «modello per tutta Europa». Una lunga conclusione contro le opposizioni rappresentate dai partiti di sinistra e dai magistrati.
Differenti negli argomenti, i tre pezzi dell’intervento sono stati caratterizzati dalla volontà di non approfondire i singoli temi, soprattutto quelli economici, se non quando si è trattato di descrivere gli attacchi delle opposizioni. Non un parola sulle liberalizzazioni, sulla spesa pubblica, sulla politica industriale che il governo intenda seguire nel resto della legislatura. Un discorso da capo-partito giustamente soddisfatto dei traguardi raggiunti da Fratelli d’Italia. Ma sul piano pratico, tra Milei e Lollobrigida, prima o poi bisognerà scegliere.