«Con le nuove intese di Emilia, Lombardia e Veneto non ci sarà alcuna ricaduta diretta sulle regioni meridionali». Il costituzionalista Marco Orofino, professore associato all’Università di Milano, è uno dei maggiori esperti di enti locali e Titolo V della Carta costituzionale e commenta così la richiesta di maggiore autonomia delle tre regioni del Nord, le cui intese sono arrivate la scorsa settimana in Consiglio dei ministri. In un’intervista a La Sestina, Orofino non solo spiega che non ci saranno problemi di disparità tra le regioni del nord e del sud Italia, come denunciano molti sindaci e governatori meridionali, ma rilancia: «Molte regioni mridionali hanno già avviato lo stesso processo proprio nel corso di questa legislatura».

«Il nodo è tutto finanziario» – «Di ricadute dirette per il sud non ce ne saranno – spiega il professor Orofino – perché l’acquisizione di maggiori competenze per Emilia, Lombardia e Veneto non comporta un detrimento delle competenze per le regioni non richiedenti». Il costituzionalista poi spiega che tutta la partita del regionalismo differenziato si giocherà proprio sulla questione del residuo fiscale, ovvero la differenza tra quanto ogni territorio paga di tasse e quanto viene effettivamente speso. «Il nodo è soprattutto di carattere finanziario – continua Orofino – e riguarda il trasferimento dallo Stato alle Regioni: occorrerà valutare come avverrà il passaggio dalla spesa storica (quanto speso in passato dalle singole regioni) al fabbisogno standard (calcolato in base ai caratteri socio-demografici degli enti) e questo deve avvenire il prima possibile. E io auspico che i trasferimenti non siano costruiti sulla base di quanto speso ma su quanto quel servizio effettivamente costa».

La spaccatura nel governo – Le intese per un’autonomia differenziata con Lombardia, Emilia e Veneto sono state portate in Consiglio dei ministri dalla responsabile per gli Affari regionali, Erika Stefani, ma l’iter di approvazione ha subìto un rallentamento a causa della spaccatura interna alla maggioranza gialloverde. Il Movimento 5 Stelle è contrario a concedere la legislazione in via esclusiva soprattutto su istruzione, trasporti e sanità mentre la Lega (da sempre federalista) spinge per questa soluzione anche grazie al lavoro dei governatori di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Attilio Fontana. Adesso è in corso una discussione tra le due forze politiche e i dossier dovrebbero tornare in Consiglio dei ministri per essere approvati definitivamente. Secondo il professor Orofino, il motivo di questa spaccatura va ricercato nella componente geografica delle due basi elettorali: «La Lega ha un bacino elettorale prevalente al nord mentre il Movimento 5 Stelle ha il suo elettorato di riferimento nel sud Italia, quindi questo tema, unito a quello del reddito di cittadinanza e di quota 100, può avere un impatto forte sul governo».

Cosa succede adesso – Se Orofino esclude qualunque ricaduta sulle regioni del Sud, però auspica che il regionalismo differenziato possa essere esteso a tutta Italia ma seguendo un percorso ben preciso: «Penso che lo Stato debba approvare intese diverse, piuttosto che una sola e unica – conclude il costituzionalista – e questo perché in Italia oggi esistono regioni più pronte e regioni che lo sono meno. Servono tempi diversi per sperimentare e per capire se nuovi livelli di autonomia corrispondano a una maggiore efficienza. A quel punto si potrà aprire una pagina nuova nel regionalismo italiano».