Cosa vuoi per San Valentino, tesoro? L’autonomia.
Nella serata di oggi, 14 febbraio, mentre milioni di coppie celebrano il loro amore, i presidenti di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna dovranno forse avviare le pratiche, se non di un divorzio, almeno di una separazione. Sul tavolo c’è la possibilità di ottenere dal Parlamento una maggiore autonomia per le loro Regioni. Le tre bozze del governo per iniziare una nuova trattativa sono state inserite all’ultimo momento nell’ordine del giorno del consiglio dei ministri convocato per questa sera nonostante «restino dei nodi politici sul quale discutere» dice il ministro agli Affari Regionali Erika Stefani (Lega).
I temi – Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno chiesto maggiore autonomia da Roma invocando il terzo comma dell’articolo 116 della costituzione che permette alle regioni di chiedere «ulteriori forme e condizioni di autonomia» passano per una legge statale approvata a maggioranza assoluta. Le due regioni patria e culla della Lega hanno iniziato questo processo dopo il referendum del 22 ottobre 2017 mentre l’Emilia Romagna ha avanzato la sua richiesta dopo una delibera unanime dell’assemblea legislativa. In ballo ci sono tre competenze di pertinenza esclusivamente statale: istruzione, giustizia di pace e ambiente. Altre 20 materie, tra cui l’energia, la sicurezza del lavoro, la ricerca scientifica, i rapporti internazionali, sono invece di pertinenza mista tra centro e periferia. Le trattative che si sono concluse quasi un anno fa (il 28 febbraio 2018) garantiscono tutte e 23 le competenze aggiuntive a Veneto e Lombardia mentre all’Emilia ne spetteranno 15.
Corsa a ostacoli – Manca ancora una valutazione del ministero dell’Economia sui provvedimenti proposti e dal Veneto comunicano che mancano ancora intese cruciali come quelle su compartecipazione dei tributi, infrastrutture dell’energia e beni culturali. In Lombardia poi, si parla solo di desideri e non di conquiste: oltre ai ticket sanitari e alla regionalizzazione delle sovrintendenze alle Belle arti, nel mirino dell’assessore alla Cultura Stefano Bruno Galli ci sono la gestione del Cenacolo di Leonardo da Vinci e della Pinacoteca di Brera: «Questa è la madre di tutte le battaglie», ha chiarito Galli. Quella di sta sera sarà probabilmente solo una formalità, le trattative sul documento che verrà discusso dal parlamento inizieranno più avanti ma i Governatori di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Attilio Fontana, restano ottimisti: «E’ una riforma che incide sul tipo di organizzazione dello Stato e quindi ci vuole del tempo, ma i passi avanti sono importanti», ha detto Fontana, precisando che «nessuno vuole mettere a rischio l’unità».
Lo scontro nord-sud – «L’autonomia delle amministrazioni locali è un principio positivo, ma serve una cornice unitaria e una direzione condivisa da tutti». Le parole più pacate sulla vicenda vengono dall’ex presidente della corte costituzionale Cesare Marbelli che in un’intervista al Messaggero auspica «coesione sociale» e un «disegno unitario» per il bene dell’Italia. Il presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini, si mostra molto più critica: «Il governo si appresta a un passaggio storico nelle condizioni peggiori. Mentre i governatori del Nord si dicono non disponibili a soluzioni annacquate, il dossier che approda al consiglio dei ministri presenta più incognite che certezze a causa degli aperti dissapori su Infrastrutture, Sanità, Ambiente, Lavoro e Beni culturali». Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris si unisce al coro di voci provenienti dal sud contro questo provvedimento e risponde a tono alle parole di Fontana senza dimenticare di portare l’acqua al suo mulino: «Con questo provvedimento si vuole dissolvere l’unità nazionale e aumentare le disuguaglianze; il governo deve garantire l’unità nazionale e quindi stare più vicino ai cittadini e concedere forme di opportuna autonomia alle città». Intanto il vicepremier Matteo Salvini fa sapere che per oggi «c’è l’accordo al Consiglio dei ministri» mentre il presidente del Lazio Nicola Zingaretti, uscendo da Palazzo Chigi, si mostra preoccupato: «Questo porta alla distruzione del paese».