«A questo punto tutti devono riflettere su cosa si possa fare di utile all’Italia, e la riflessione prenderà qualche tempo. Comunque non credo che non si possa governare questo Paese». Così Silvio Berlusconi risponde, durante il classico intervento mattutino a La Telefonata a Canale5, alla domanda sullo scenario politico che si è aperto il giorno dopo il voto. Un voto che ha consegnato alla coalizione guidata dal Cavaliere 116 seggi in Senato: il numero più alto, rispetto ai 113 del centro-sinistra e ai 54 del M5S, ma non sufficienti a conquistare la maggioranza assoluta.
Un momento di grande instabilità politica, in cui Angelino Alfano ha richiesto l’intervento del Viminale per non ufficializzare il nome del vincitore, basato su «dati solo ufficiosi, soggetti ad un margine di errore», e quindi di aspettare l’intervento della Cassazione. Berlusconi, comunque, giudica «non utile un ritorno al voto, dal momento che non ci sono programmi su cui discutere. Solo io ho portato avanti, in questa campagna elettorale, un vero programma basato sulla crescita e lo sviluppo, meno tasse a imprese e famiglie».
Se Berlusconi chiude la porta a Monti che «con la sua politica di austerità ha messo il Paese in una situazione pericolosa con una spirale recessiva, l’aumento del debito e della disoccupazione e la chiusura di mille imprese al giorno», non esclude accordi futuri con altre coalizioni, Pd per primo. «Bisogna vedere su quali programmi si potrà convenire da parte delle varie forze politiche e da qui si ricomincia».
Mentre l’ex ministro Renato Brunetta da Twitter parla di “miracolo” berlusconiano alle urne, il leader del Pdl dava per scontato un risultato del genere: «Bastava che non ci fossero stati i vari Giannino o Casini, che hanno sottratto voti alla coalizione dei liberali e dei moderati, e avremmo vinto».
Per Gaetano Quagliarello, ex capogruppo del Pdl al Senato, sentito dal Tgcom24, la prima mossa all’indomani del voto spetta al centrosinistra. «Però serve un segno di discontinuità, anche sulle istituzioni. Se la sinistra ci avesse seguito nell’elezione diretta del Presidente della Repubblica Grillo non avrebbe avuto il successo che ha avuto». E a chi gli fa notare che lo spread, dal momento in cui sono stati resi pubblici i primi exit polls alla mattina dopo lo spoglio, ha fatto un balzo in avanti da 270 a 348 punti, Quaglierallo risponde: «Lo spread? Credo che gli italiani abbiano imparato a considerarlo per quel che è e per quel che vale».
La lunga attesa del dopo elezioni per il centro-destra ancora non è finita: la Lega aspetta i risultati delle Regionali in Lombardia, sperando in un risultato migliore di quello ottenuto alle Politiche. Il partito del Carroccio ha perso, infatti, baluardi storici come il Veneto e il Piemonte. È proprio il governatore del Veneto Flavio Tosi a dichiarare di aver pagato cara l’alleanza con il Pdl: «Per noi la battaglia più importante è quella per avere la presidenza della Lombardia. Se ci riusciamo, vuol dire che è valsa la pena presentarci ancora con il Pdl. Nonostante il calo di consensi che questa scelta ha provocato alla Lega, anche qui nel Veneto. Non lo nego l’abbiamo pagata cara. Il travaso principale, da noi a Grillo, è avvenuto proprio qui da noi».
Angela Tisbe Ciociola