berlusconiNon un mezzogiorno di fuoco, ma una lunga notte di attesa per Silvio Berlusconi. È infatti in calendario dalle 19 di mercoledì 27 novembre il voto dell’aula sulla sua decadenza da senatore. Ma l’ex premier nega le ipotesi di dimissioni e conferma che in ogni caso resterà il leader del centrodestra.

È il presidente del Senato Piero Grasso ad annunciare data e ora del voto. Sono risultati vani così anche gli ultimi tentativi dell’ex premier di ritardare il momento del verdetto. Berlusconi, condannato a quattro anni per la frode fiscale sui diritti televisivi di Mediaset, ha provato fino alla fine a ottenere una moratoria, informando i senatori di nuove testimonianze che lo scagionerebbero. “Prima di prendere una decisione – ha detto il Cavaliere – bisogna valutare attentamente le nuove prove: stiamo aspettando alcune carte che smontano completamente la tesi accusatoria costruita nei miei confronti”. Anzi, una ci sarebbe già: una dichiarazione di Dominique Appleby, ex collaboratrice di Agrama (mediatore tra Mediaset e la Paramount, venditore dei film il cui prezzo veniva poi gonfiato), secondo cui Berlusconi era all’oscuro di tutto.

Tempistica sbagliata per il leader della resuscitata Forza Italia, che ha tutta l’intenzione di richiedere la revisione del processo presso la Corte d’appello di Brescia. La macchina parlamentare si è già messa in moto e Berlusconi se la prende con i suoi oppositori, Pd e Movimento 5 Stelle: “Siamo avversari politici, ma è venuto meno il rispetto reciproco. Ho sempre lavorato per il bene del Paese e anche stavolta pensavo di collaborare per il bene comune. Invece la sinistra si conferma posseduta da due pensieri fissi: eliminare Berlusconi e tassare gli elettori del centrodestra”.

Nega di volersi sottrarre al voto con dimissioni anticipate (“Non ho intenzione di fare alcun passo indietro”) e non risparmia bordate al suo vecchio commilitone Alfano con toni da campagna elettorale: “Gli italiani guardano a me come leader del centrodestra. Se non danno tutti i loro voti a un’unica forza politica, nessuno potrà fare quelle riforme indispensabili per rendere il nostro Paese moderno e per superare la crisi”.

Per la partita sulla decadenza, il ministro degli Interni sarà a fianco del Cavaliere. Ma la sua lealtà al governo è fuori discussione. Qui si potrà consumare il primo strappo politico tra i forzisti e gli alfaniani: la fiducia sulla legge di stabilità. Berlusconi, per ora, gioca a carte coperte: “Oggi i gruppi di Forza Italia si riuniranno ed esamineranno il testo della legge di stabilità per decidere sul voto”.

Francesco Paolo Giordano