Si è chiuso ieri, 30 marzo, il congresso indetto dal leader di Azione Carlo Calenda a Roma. Una due giorni nella quale si sono discussi anche importanti temi di politica estera, come la guerra in Ucraina, la difesa dell’Europa e il rapporto tra Ue ed Usa. All’evento, sabato 29 marzo, era presente anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che dal palco ha invocato «l’importanza di un Occidente unito» e ha attaccato la segretaria del Pd Elly Schlein sul suo no al riarmo in Europa.
I Volonterosi – «Nominerei subito Paolo Gentiloni presidente del Consiglio», ha detto Carlo Calenda dal palco. Il leader di Azione ha le idee chiare: costruire un’alternativa credibile al governo di Giorgia Meloni. Creando un gruppo di «volenterosi» con al suo interno diverse forze politiche, tra cui Forza Italia, Azione, +Europa e un pezzo del PD. Il grande escluso, nelle idee di Calenda, è Italia Viva di Matteo Renzi, perché ha avuto una «forte mutazione genetica» sul tema del riarmo. «Dobbiamo costruire un’alternativa credibile ai populismi di destra e di sinistra», ha poi detto il leader di Azione. Oltre a quello di Paolo Gentiloni, Calenda ha fatto anche una lista di altri nomi che vedrebbe bene nel suo nuovo Terzo Polo: Pina Picierno (Pd), Giorgio Gori (Pd), Dario Nardella (Pd) e Filippo Sensi (Pd).
Le reazioni – La presenza al congresso di Azione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni non è stata ben vista da una parte dell’opposizione: «Temo che Carlo Calenda sia diventato il miglior alleato di Giorgia Meloni – ha detto Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra -. Non solo le ha dedicato una standing ovation, ma non le ha rivolto neppure mezza critica». La risposta di Calenda non si è fatta attendere: «Spostamento a destra? Manco per idea. Noi siamo al centro, dove siamo sempre stati. Se dal governo arrivano proposte credibili come il ritorno al nucleare, noi lo votiamo perché è giusto. Lo stesso faccio con la sinistra se propone il salario minimo. Noi siamo qui per difendere gli interessi degli italiani». Dal Pd, invece, è arrivato con il senatore Alessandro Alfieri il primo stop all’idea del leader di Azione di un partito con al suo interno diverse forze politiche: «I riformisti del Pd intendono contribuire alla creazione di un’alternativa seria e credibile al governo Meloni. Al contrario di chi ci vorrebbe divisi». Nella giornata conclusiva del suo congresso, Calenda ha poi attaccato il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte: «É un indegno speculatore – ha detto -. Destra e sinistra sono spaccate al loro interno da populisti che hanno disastrato le finanze pubbliche, come lui e Salvini».