Venerdì 23 marzo, ore 11.00. Sarà questo il momento esatto in cui nascerà la nuova legislatura, la 18° della Repubblica italiana. I deputati e i senatori eletti il 4 marzo si riuniranno per la prima volta a Montecitorio e Palazzo Madama per eleggere i presidenti delle rispettive camere. Un primo test per capire quali alleanze potrebbero poi dare vita a un nuovo governo.

COMBINAZIONI – «Siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto». La sintesi migliore di queste elezioni politiche è la frase con cui Pierluigi Bersani aveva aperto la sua conferenza stampa dopo il voto del 2013. Ad essere arrivato primo questa volta non è il PD con la sua coalizione ma il MoVimento 5 Stelle. Il 32% raggiunto dal partito guidato da Luigi Di Maio non è però abbastanza per garantire un governo stabile. Per ottenere la maggioranza dei seggi sia alla Camera che al Senato esistono poche combinazioni possibili: MoVimento 5 Stelle e Lega, MoVimento 5 Stelle e PD. Un governo senza il MoVimento 5 Stelle sarebbe possibile solo se tutte le altre forze, dalla Lega a LeU si alleassero. In questo quadro il 23 marzo sarà il primo stress test per capire quali alleanze sono davvero sul tavolo e quali invece sono destinate a rimanere chiacchiere da fantapolitica. 

TOTO NOMI – Lo scenario che riportano i quotidiani in questi giorni parla di un patto tra Lega e MoVimento 5 Stelle per spartirsi le presidenze di Camera e Senato. Ci sono però versioni differenti sui punti dell’accordo. Secondo il Corriere della Sera il partito di Matteo Salvini punterebbe a Montecitorio e ci sarebbero già dei nomi in lizza. Il più importante è quello di Giancarlo Giorgetti. Poco più che cinquantenne, commercialista, nella scorsa legislatura ha guidato il gruppo dei leghisti alla Camera. Repubblica invece scrive di una combinazione diversa, quella di cui si è già parlato a lungo nei giorni scorsi: Camera al MoVimento 5 Stelle e Senato alla Lega. In questo caso i nomi in gioco per Montecitorio sarebbero due: Riccardo Fraccaro, manager nel settore dell’energie rinnovabili eletto alla Camera nel 2013, e Roberto Fico, esponente dell’ala ortodossa del MoVimento. Per la presidenza del Senato la Lega avrebbe in mente Giulia Bongiorno, avvocatessa in Parlamento dal 2008, quando era stata eletta alla Camera con Alleanza Nazionale per poi passare al Popolo delle Libertà.

PIANO B –  Le alleanze del 23 marzo non sono per forza un’anticipazione di quello che accadrà nei prossimi mesi nella corsa per Palazzo Chigi. Un governo formato da Lega e M5S non sarebbe a costo zero. Spezzare l’accordo con Silvio Berlusconi vuol dire mettere a rischio la tenuta delle giunte regionali e comunali dove Lega e Forza Italia stanno lavorando insieme, come Lombardia, Veneto e Liguria. Il tentativo della Lega di ottenere la presidenza di una Camera anche attraverso un alleanza con il M5S può essere letto invece come la costruzione di piano B, un materasso nel caso fallisse l’idea di guidare un governo. Se infatti Sergio Mattarella affidasse un mandato esplorativo a Salvini e il leader leghista non riuscisse a ottenere i numeri per creare una maggioranza, la Lega potrebbe comunque mettere la sua bandiera sulla seconda o sulla terza carica dello Stato. Il ragionamento, a parti inverse, vale anche per il MoVimento 5 Stelle.

 

 

 

 

 

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