Vincenzo De Luca, già sindaco di Salerno e sottosegretario ai Trasporti con Enrico Letta, dal 2015 è presidente della Regione Campania e intende rimanere tale. Ieri (6 novembre) il Consiglio Regionale campano ha votato il disegno di legge regionale che gli aprirebbe le porte al terzo mandato. 33 i favorevoli, 16 contrari e un solo astenuto.
Sebbene le direttive centrali del partito Democratico siano contrarie alla ricandidatura di Vincenzo De Luca alla conclusione dei primi due mandati, i dem che siedono in Consiglio Regionale hanno espresso voto favorevole insieme al resto di una maggioranza compatta e coesa a fianco del presidente.
La segretaria del Pd Elly Schlein ha subito ribadito il suo secco no all’ipotesi di un De Luca ter. «Alcune componenti politiche se ne fottono, sono fuori dal mondo», le ha risposto lo Sceriffo, soprannome giornalistico dato al Governatore per i suoi metodi poco ortodossi. Secondo lui, i vertici del partito non comprendono quanto a livello locale sia necessaria la continuità. «Serve un lavoro di lungo periodo», ha detto all’inaugurazione di un centro per l’autismo a Bracigliano, in provincia di Salerno.
Igor Taruffi, responsabile organizzativo del Pd, aggiunge che «De Luca non sarà il nostro candidato alle prossime regionali». Una scelta politica che la segreteria ha voluto ribadire: dopo due mandati si torna a casa è la linea del partito. E Taruffi la chiarisce, prima affermando che «le regole valgono per tutti» e poi portando gli esempi di Bonaccini e Decaro. Entrambi al termine del secondo mandato, il primo come presidente dell’Emilia-Romagna e il secondo come sindaco di Bari, non si sono ricandidati. E aggiunge anche il caso della Puglia, che secondo questa linea non vedrà Michele Emiliano candidato alla presidenza della giunta regionale al voto del 2025.
Reagiscono alla decisione anche le opposizioni. Il capogruppo in Consiglio regionale della coalizione di centrodestra Stefano Caldoro (Noi Moderati) accusa la maggioranza di aver seguito il presidente approvando «una legge ad personam che sarà impugnata dal governo per ragioni di incertezza giuridica e costituzionale». Anche Anci Campania ha voluto dire la sua, evidenziando la natura negativa della proposta votata in Campania. Che, oltre ad aprire al terzo mandato, vieta anche la possibilità ai sindaci di comuni sotto i 5.000 abitanti di candidarsi alle Regionali (per i comuni più popolosi esiste già una norma nazionale). Sulla questione interviene anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che punta alla presidenza di Anci Campania, che evidenzia che i primi cittadini «non debbano avere alcuna limitazione» per quanto riguarda eventuali corse per un seggio in Consiglio.