Tutti divisi e tutti uniti. Si può sintetizzare così il clima che caratterizzerà la campagna elettorale italiana da qui a marzo. La conflittualità interna è alta sia a destra che a sinistra, ma il Rosatellum, mischiando proporzionale e maggioritario, costringerà entrambi i fronti ad arrivare al voto con un sistema di coalizioni, il cui futuro, alla luce dei quotidiani scontri interni, appare sempre più incerto. Gli ultimi ad aver litigato sono Silvio Berlusconi e Matteo Salvini che da un paio di giorni si punzecchiano in un continuo botta e risposta a distanza.
La polemica sulle candidature – Il leader della Lega Nord, in un’intervista pubblicata dal Mattino di Napoli giovedì 30 novembre, dice: «Basta sparate. Se non si lancia un candidato ogni quarto d’ora, se non si fanno nomi a capocchia, se non si fanno tre promesse al giorno per avere qualche titolo, se facciamo una campagna elettorale seria possiamo conquistare la maggioranza». Infastidito da tutte le candidature proposte da Berlusconi, da ultimo quella del generale Leonardo Gallitelli, già nei giorni scorsi aveva polemizzato con l’ex premier, dicendo: «È importante non indicare a caso il presidente del Consiglio, ogni settimana uno diverso, perché non si tratta di fare la formazione del Milan». Già due giorni fa, Salvini, durante la presentazione del comitato promotore del sull’autonomia del Piemonte, chiedeva all’alleato serietà e concretezza «che vogliono dire – ha spiegato – scrivere concretamente la riforma delle pensioni, mettere nero su bianco le riforme della scuola e della giustizia nonché quella sulla legittima difesa. Perché a me piace la vita reale non quella virtuale di Facebook e di Twitter a cui è molto appassionato Renzi». Nella stessa occasione il segretario del partito fondato da Umberto Bossi aveva rimarcato come sua priorità l’abolizione della legge Fornero, pur di ottenerla aveva detto di essere pronto a scendere in piazza con la Cgil. Nell’intervista al Mattino aggiunge: «Se Berlusconi pensa alla Merkel siamo completamente fuori strada. Io non voglio andare al governo per fare dell’Italia una succursale della Germania». Questo modo di fare provocatorio infastidisce sempre di più Forza Italia che, come riferisce Il Giornale, lo giudica «masochista per il bene della coalizione».
Gli altri punti di scontro – Salvini è molto critico nei confronti di Berlusconi anche su una possibile apertura a Scelta Civica: il rischio, secondo lui, è che la coalizione diventi «un’Arca di Noé», destinata a implodere in breve tempo. Un altro motivo di tensione tra i due è la Giunta della Regione Sicilia. «Non ci vogliono inserire in giunta? – attaccava due giorni fa il segretario della Lega – Ne prendiamo atto. Noi non abbiamo chiesto niente a nessuno. Io ritengo Nello Musumeci valido e onesto ma se hanno ritenuto di preferire per la Giunta uomini di Raffaele Lombardo e Salvatore Cuffaro lasciando fuori noi, ci hanno fatto un favore, in un certo senso. Musumeci continuerò a stimarlo ma se nella sua squadra si preferisce il vecchio rispetto al nuovo, il nuovo sta alla finestra».
La proposta di legge che divide – Lo scontro tra i due partiti ha ripercussioni anche in Parlamento. Il 28 novembre è approdata alla Camera la proposta di legge che punta a cancellare lo sconto di pena per chi commette reati come l’omicidio e lo stupro. Sul testo, presentato proprio dalla Lega, c’è stata la convergenza di Pd, M5s e Fdi, ma non di Fi, che in Commissione si è astenuta e in Aula ha presentato un emendamento soppressivo della legge. «Come si fa a parlare di ministri o di alleanza se non c’è accordo su un tema come questo?», è stata la reazione di Salvini, che avverte: «Ministeri e tavoli programmatici vengono dopo. Se non c’è accordo su questo non si è d’accordo su nulla. Non si può parlare di garantismo se c’è l’assassino con il coltello in mano». La tensione è alta e potrebbe minare l’alleanza in vista delle prossime elezioni, ma il leader leghista prova a rassicurare l’elettorato: «Molti elettori di centrodestra mi chiedono di convincere Berlusconi a non rifare gli errori del passato, a non candidare riciclati e poltronari che fino a ieri sono stati complici di Renzi e del Pd nello sfasciare l’Italia. Lo farò. Vogliamo vincere per cambiare l’Italia, non per distribuire poltrone per poi litigare senza combinare nulla».