È scontro tra il magistrato Nino Di Matteo e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. L’ex pm di Palermo ha accusato il Guardasigilli di aver ritirato l’offerta fatta al magistrato – da sempre simbolo della lotta contro la mafia per i 5 Stelle – di guidare il Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) dopo le pressioni di alcuni boss mafiosi detenuti al 41bis. Di Matteo fa riferimento a intercettazioni ambientali effettuate nelle carceri: «Se arriva Di Matteo, questo butta via la chiave», avrebbero affermato alcuni dei prigionieri. Le dichiarazioni sono arrivate telefonicamente durante la trasmissione Non è L’Arena (La 7) di domenica 3 maggio. Dopo pochi minuti, la replica in diretta di Bonafede. «Rimango davvero esterrefatto – ha esordito il ministro – perché si lascia trapelare un’informazione grave e cioè che io sarei arretrato a causa delle intercettazioni. Dire agli italiani che lo Stato indietreggia rispetto alla lotta alla mafia è un fatto gravissimo. Queste accuse sono infondate e infamanti». Immediate le reazioni alle parole di Di Matteo: la leader di Fratelli D’Italia Giorgia Meloni chiede le dimissioni di Bonafede. Linea dura anche di Mariastella Gelmini (Fi): «Uno tra Di Matteo e Bonafede deve assolutamente lasciare». Imbarazzo all’interno dei 5Stelle, storicamente al fianco del magistrato Di Matteo: «Noi non possiamo non schierarci con un giudice che ha combattuto e combatte la mafie», ha dichiarato all’Huffington Post un anonimo deputato. Il Premier Giuseppe Conte dimostra invece piena fiducia nei confronti del Guardasigilli, mentre il capo politico dei 5 Stelle Vito Crimi nega la tesi di una mossa politica per eliminare il ministro dall’interno.

Il magistrato e consigliere del Csm Nino Di Matteo (Foto Ansa/Massimo Percossi).

Le accuse – «Venni raggiunto da una telefonata del Guardasigilli – ha esordito Di Matteo in collegamento con Massimo Giletti – che mi chiese se fossi disponibile come capo del Dap. In alternativa, avrei avuto il posto di direttore generale degli Affari Penali, il posto che fu di Falcone». I fatti raccontati si riferiscono al 2018. Nel frattempo, il magistrato palermitano parla delle intercettazioni arrivate alla procura antimafia, in cui i boss si dicevano preoccupati per una sua eventuale nomina. «Nella stessa chiamata chiesi a Bonafede 48 ore di tempo per pensarci. Lo andai a trovare due giorni dopo dicendo che accettavo l’incarico al Dap. Improvvisamente il ministro mi disse di aver cambiato idea e che il posto sarebbe stato del dottor Basentini. Ci aveva ripensato – conclude Di Matteo – o magari qualcuno lo aveva indotto a ripensarci».

La risposta di Bonafede – La replica del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede non si è fatta attendere. Dopo pochi minuti, anche il Guardasigilli ha raggiunto telefonicamente la trasmissione dichiarandosi esterrefatto dall’insinuazione che il suo operato sia condizionato dalla Mafia. «Non sto chiamando né per difendermi né per chiedere chiarimenti. Metto davanti i fatti perché nei miei due anni al Ministero ho portato avanti solo leggi scomode, che ad oggi mi costringono a vivere sotto scorta». Bonafede si è detto a conoscenza delle intercettazioni e ha anche confermato l’incontro avuto tra i due, dando però una versione differente: «Non sono uno stupido, sapevo chi fosse Di Matteo. Quando è venuto a trovarmi gli dissi che avrei preferito assegnarli il ruolo di direttore degli Affari Penali perché la considero una posizione chiave nella lotta alla mafia. Non ho proposto un ruolo minore e alla fine del nostro incontro anche lui sembrava d’accordo». Il ministro ha ulteriormente chiarito la vicenda con un post sul suo profilo Facebook dove ha tenuto a precisare che «non voglio alimentare alcun tipo di polemica, ma dare precisazioni importanti nel rispetto dei ruoli».

Ieri sera, nella trasmissione televisiva "Non è l'Arena", si è tentato di far intendere che la mancata nomina, due anni…

Pubblicato da Alfonso Bonafede su Lunedì 4 maggio 2020

Piena fiducia da Conte e 5Stelle – A sostegno di Alfonso Bonafede arriva il Premier Giuseppe Conte, che fa sapere di avere «piena fiducia nell’operato del ministro». Anche il leader politico del M5S Vito Crimi ribadisce la posizione del capo del Governo, respingendo «con ferma convinzione tutte le congetture sulle scelte compiute da Bonafede». L’attacco, che arriva da uno dei beniamini dei 5Stelle, «non scalfisce la fiducia mia e di tutto il Movimento nei suoi confronti». Dello stesso parere Luigi Di Maio, che ribadisce: «Siamo entrati in Parlamento con il chiaro intento di debellare le mafie. Bonafede ha sempre dimostrato la schiena dritta nel perseguire questo obiettivo». Ma c’è anche chi, senza fare il suo nome, fa presente (sempre all’Huffington Post) che «Di Matteo rimane totem per i 5 Stelle». Il vicesegretario del Partito Democratico Andrea Orlando si schiera con le figure rappresentative dell’alleato di maggioranza, chiedendo però al Guardasigilli di chiarire al più presto la sua posizione nella vicenda.

Le reazioni degli altri partiti – Durissima l’opposizione. Giorgia Meloni ha invocato le dimissioni del Guardasigilli con un post sui social: «Ai disastri si aggiungono le ombre. Fossi Alfonso Bonafede, domani mattina lascerei il Ministero». Alla proposta di Fratelli d’Italia fanno eco i parlamentari della Lega: «Una figura così non può essere il ministro della Giustizia». Accuse anche da Forza Italia, dove il capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini invoca chiarezza ma non lascia spazio a soluzioni alternative: «Parole gravissime. O Di Matteo lascia la magistratura o Bonafede lascia il Ministero». A chiedere delucidazioni sui fatti è anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi, secondo il quale «la vicenda rischia di essere il più grave scandalo giudiziario degli ultimi anni».