Non più “genitori” ma “padre” e “madre”. Ben distinti. Mercoledì 3 aprile è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che modifica la dicitura nelle carte d’identità elettroniche per i minorenni, firmato dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, da quello della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, e dal responsabile dell’Economia, Giovanni Tria. La modifica alle carte d’identità arriva a pochi giorni dal Congresso della Famiglia tenutosi a Verona dal 29 al 31 marzo (ha partecipato anche Salvini) ed è in perfetta continuità con lo spirito degli organizzatori. La decisione di Salvini è stata presa in disaccordo con il parere del Garante della Privacy che il 31 ottobre, proprio interpellato dal governo, si era detto contrario: sostituire “genitori” con “padre” e “madre” sarebbe stato «discriminatorio», per esempio nei casi di quei ragazzi nati da genitori non biologici che avrebbero dovuto dichiarare il falso per ottenere la carta d’identità. Il decreto, entrato in vigore il 3 aprile, non è piaciuto alle Famiglie Arcobaleno che annunciano ricorso al Tar.

Cosa cambia – Il decreto pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale è stato firmato il 31 gennaio scorso e va a modificarne un altro, che risale al 23 dicembre 2015 (governo Renzi), in cui era stata introdotta la dicitura “genitori” per le carte d’identità dei minorenni. Con la decisione odierna, invece, ogni volta che sarà emessa una carta d’identità per un minore, si dovrà scrivere per intero il nome del padre e della madre (“o di chi ne fa le veci”).

La contrarietà del Garante – Il ministro dell’Interno e vicepremier Salvini in autunno aveva già espresso la volontà di un cambiamento sulle carte d’identità e per questo il governo aveva chiesto un parere tecnico al Garante della Privacy, arrivato il 31 ottobre scorso. Risultato: una netta bocciatura della proposta. Il Garante aveva scritto nel parere che il provvedimento avrebbe prodotto degli «effetti discriminatori» nei confronti di quei bambini non affidati ai genitori biologici, oppure per quelli frutto di adozioni particolari o di riconoscimento di adozione all’estero. Questi soggetti, aveva spiegato il Garante, dovrebbero fare una falsa dichiarazione per ottenere la carta d’identità attribuendosi un’identità che non appartiene loro. «Ciò che ha espresso il Garante, quindi, non è affatto un’obiezione generale e tantomeno ideologica alle nozioni di padre e madre – si legge nel parere tecnico – soltanto l’esigenza di non definire in tal modo chi padre o madre non sia, ma eserciti comunque la responsabilità genitoriale su di un minore, secondo quanto previsto dall’ordinamento».

Le famiglie Arcobaleno fanno ricorso – Il provvedimento sta provocando molte polemiche soprattutto all’interno della Comunità LGBT. La presidente delle Famiglie Arcobaleno, Marilena Grassadonia, ha annunciato il ricorso al Tar per bloccare la nuova dicitura: «Il decreto è palesemente illegittimo e discriminatorio perché non permette di far coincidere lo status documentale con quello legale dei bambini e delle bambine che già oggi sono riconosciuti figli e figlie di due padri e due madri e di quelli che invece verranno riconosciuti in futuro», ha detto, prima di definire «pura propaganda» l’atto in questione. «Un atto amministrativo non può contravvenire alle disposizioni di legge e alle sentenze dei Tribunali», ha concluso Grassadonia.