La casa, nel centro della Capitale, è stata riassegnata al marito. Per questo l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta garantisce, intervistata da Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera: «Tutto regolare». La questione è quella dell’appartamento romano richiesto dall’esponente Cinquestelle mentre era ministro del governo gialloverde, appartamente adesso assegnato come «alloggio di servizio» al marito Claudio Passarelli, maggiore dell’Esercito italiano.

La lettera – Trenta ha anche pubblicato sul proprio profilo Facebook una lettera aperta al Corriere, il quotidiano che per primo ha rivelato la vicenda. Ha spiegato che dopo la nomina a ministro, nonostante disponesse già di un’abitazione a Roma nel quartiere Pigneto, aveva chiesto l’alloggio di servizio perché «più vicino alla sede lavorativa» e per maggiori «sicurezza e riservatezza». «Ho resistito nella mia vecchia casa fino ad aprile 2019», dice. Poi le è stata assegnata una appartamento a due passi da piazza San Giovanni in Laterano: «Non un alloggio ASIR – cosiddetto di rappresentanza – ma un ASI di prima fascia». Gli ASI sono quelli assegnati per «esigenze di funzionalità e sicurezza», si legge nei documenti del ministero della Difesa, mentre gli ASIR comprendono «locali di rappresentanza», stanze adeguate a ricevere ospiti importanti. Una volta lasciato l’incarico, con l’insediamento del governo giallorosso, aveva tre mesi di tempo per lasciare l’appartamento, «termine non ancora scaduto», insiste nella lettera (scadrà il 5 dicembre 2019).

Il marito Ufficiale dell’Esercito – Durante il periodo al governo, il marito dell’ex ministro Trenta era stato demansionato per ragioni legate al possibile conflitto di interesse. Ora ha di nuovo i requisiti per vedersi assegnato un alloggio di quella stessa fascia, così «per evitare aggravi economici sull’amministrazione», che si occupa del trasloco, spiega Trenta, «è stato riassegnato lo stesso precedentemente concesso a me, previa richiesta e secondo procedura».

Attacchi alleati – «Il Movimento 5 Stelle non sapeva nulla». Questa la reazione a caldo sul “caso Trenta” del capo politico pentastellato e ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che nella serata di domenica 17 novembre ha aggiunto: «Dopo i tre mesi, l’ex ministra lasci quell’alloggio. Poi il marito farà richiesta come tutti gli ufficiali dell’Esercito seguendo la normale graduatoria». Ma è proprio quello che il maggiore Passarelli avrebbe fatto, stando alle parole della moglie. Nel Movimento però c’è anche chi critica la vicenda da un altro punto di vista: «Conosco tanti ufficiali e sottufficiali che da anni sono in attesa di un alloggio. Conosco militari che vivono in pochi metri quadri», ha detto al Corriere il sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofano, che critica quindi la scelta di farsi assegnare un’abitazione pur avendone già una a disposizione e sulla questione marito parla di «escamotage». Duri anche gli attacchi fuori dal partito, con il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri in prima linea: «Come Fico, Di Maio, la Taverna e tanti altri, la Trenta predica bene e razzola male. Andremo fino in fondo finché non avrà l’asciato l’appartamento», assicura.

007 mancata – Lo stesso Gasparri parla di un «ministro per caso», a proposito della Trenta, facendo riferimento a una storia uscita negli scorsi giorni sulle pagine de Il Giornale, secondo cui l’ex ministro non avrebbe passato i test psicoattitudinali per entrare nei servizi segreti italiani. «Bocciata da infermiere e promossa a primario», ha sintetizzato Gasparri al Giornale. La notizia non è stata smentita da Elisabetta Trenta, che ha parlato di privacy violata.