8 giugno 2018. Un uomo tira la giacchetta al neo premier Giuseppe Conte, impegnato in Canada durante i lavori del G7. Una scena irrituale, così come il modo di affrontare il ruolo di portavoce di Palazzo Chigi. Dietro la caduta del Governo giallorosso c’è anche lui, Rocco Casalino, l’architetto della comunicazione della Presidenza del Consiglio durante i primi due anni e mezzo dell’ultima legislatura. Altro che “figura invisibile”, come da sempre in Italia era stato interpretato il lavoro da capo ufficio stampa del capo di Governo. Con Casalino la comunicazione istituzionale è cambiata e agli avversari politici del primo ministro non è andata giù.
L’ombra di Conte – Mai al centro, ma mai fuori. La presenza di Rocco Casalino, grillino della prima ora, sulla scena politica è stata una costante. La comunicazione è fondamentale, specie nell’epoca social e specie per un Movimento nato da un blog online. Rocco Casalino è stato il regista della strategia comunicativa dei 5Stelle. Nel 2014 gli viene affidata la gestione della comunicazione dei senatori grillini, per i quali studia e concorda le ospitate con le reti tv. Nel 2018, quando i pentastellati entrano a Palazzo Chigi, è lui l’uomo scelto come portavoce di un Presidente del Consiglio che non è mai stato sotto i riflettori. Ma è anche l’uomo che guida ogni mossa di Conte e che vigila su quello che succede dentro il palazzo per conto dei grillini. A differenza dell’«avvocato del popolo» – definizione che avrebbe coniato proprio Casalino – il suo portavoce deve la propria fama ai riflettori. Nato in Germania da genitori italiani, pugliesi come il giurista, nel 2000 Casalino si laurea in ingegneria elettronica a Bologna. Quello stesso anno, partecipa alla prima edizione del Grande Fratello e vive per 92 giorni in diretta televisiva. Un marchio, quello di «concorrente di reality», che gli rimarrà sempre attaccato e che gli costerà parecchi sberleffi.
Intuizioni ed errori – Nel 2011, dopo aver mandato un video di presentazione a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, si iscrive al Movimento 5Stelle. Da lì, la scalata che, gradino dopo gradino, lo porta nell’ufficio al fianco di quello del Presidente del Consiglio, con uno stipendio che supera di 55mila euro quello della quarta carica dello Stato. È innegabile che Casalino abbia del talento per la comunicazione: sarebbe stato lui a suggerire a Conte di estrarre dal taschino della giacca blu, davanti a Bruno Vespa, l’immaginetta di Padre Pio, mentre Matteo Salvini nei comizi evoca la Madonna e sventola il rosario; e sarebbe stata sua l’aggiunta dello zero che, nel dicembre 2018, riduce il rapporto deficit-Pil dal 2,4% al 2,04 per allinearlo alle richieste di Bruxelles. Quando il Conte-I è al capolinea, è lui che spinge il Presidente uscente ad andare in aula e sfidare a viso aperto, a favore di telecamere, l’uomo che ha deciso di staccare la spina al suo Governo. Gli scivoloni non mancano. La polvere delle macerie del ponte Morandi quasi non ha fatto in tempo a posarsi, che in un audio inviato ai cronisti Casalino si lamenta per il «Ferragosto saltato». In un altro audio, dice senza mezzi termini che è «pronto a fare fuori quei pezzi di m. del Ministero dell’Economia», colpevoli di non impegnarsi abbastanza per trovare i fondi destinati al Reddito di Cittadinanza. Ma Conte, nonostante le critiche violente e le richieste di dimissioni che giungono da più parti, non lo ha mai scaricato.
Renzi e la frecciata sul “Reality”– Casalino è insostituibile, tanto da essere stato, stando ai retroscena, tra gli scogli su cui si è infranto il Conte-II. Nella conferenza stampa in cui ha ufficializzato le dimissioni delle ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, Matteo Renzi ha ricordato che «La democrazia non è un reality show». Una frecciata non troppo velata al portavoce di Palazzo Chigi. Pare infatti, che il senatore fiorentino abbia preteso la testa di Casalino e che Conte non abbia ceduto, tracciando una sorta di linea di confine, un limite a ciò che gli si poteva chiedere. Ha modificato il piano di spesa dei fondi Recovery Plan, soddisfacendo le richieste di Italia Viva; ha aperto ad un rimpasto di governo che allargasse la squadra ministeriale del partito di Renzi, magari con qualche nome di peso – Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato in testa; ha persino accettato di rinunciare alla delega sui servizi segreti. Ma al proprio portavoce non è stato disposto a rinunciare. Nell’estate del Papeete, giurava Casalino, era stato l’unico ad aver scommesso sulla nascita del Conte-bis, quando nessuno di credeva. Chissà su cosa scommette ora.