Centootto miliardi di euro. È il conto (salato) stimato dal Codacons per adeguare le abitazioni italiane alla direttiva sulle case green approvata il 14 marzo 2023 dal Parlamento europeo. L’associazione dei consumatori ha calcolato una spesa media compresa tra 35mila e 60mila euro per edificio. Un investimento che gli italiani non sembrano disposti ad affrontare: secondo una ricerca degli istituti mUp Research e Norstat per Facile.it, solo uno su cinque sarebbe pronto a ristrutturare la propria casa anche senza nuovi aiuti da parte dello Stato. Più di un milione di persone non sa nemmeno che cosa significhi l’espressione “classe energetica”. Il mercato, però, già premia gli edifici più efficienti.

Una casa in ristrutturazione (Foto di Gennifer Miller su Unsplash)

Una casa in ristrutturazione (Foto di Gennifer Miller su Unsplash)

La direttiva europea – Il testo che ha ricevuto il via libera dell’Europarlamento, ma che ha ancora un lungo iter davanti, prevede l’obbligo per le case private di raggiungere la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033. Le nuove costruzioni dovranno essere a emissioni zero dal 2028. Al momento un edificio su quattro in Italia è in classe F, mentre quasi quattro milioni e mezzo (35,7%) sono in classe G, che corrisponde al maggiore consumo di energia. La direttiva contiene, però, alcune esenzioni: le case popolari, gli immobili protetti da un vincolo architettonico, le abitazioni utilizzate per meno di quattro mesi all’anno e quelle indipendenti che non superano i 50 metri quadrati. Gli Stati potranno poi chiedere una proroga fino al 2037 per problemi tecnici o di reperibilità della manodopera, applicabile al massimo al 22% degli edifici. In più, in una prima fase l’obbligo di ristrutturazione dovrebbe riguardare solo il 15% degli edifici più inquinanti (una quota di quelli di classe G). Per l’Italia significherebbe, secondo l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), dover agire su 1,8 milioni di edifici. L’obiettivo successivo è intervenire sui rimanenti della classe G e su tutti quelli della classe F: per l’Italia vorrebbe dire il 60% degli edifici. Per fare un paragone, in Francia si dovrà ristrutturare solo 17% del patrimonio immobiliare e in Germania solo il 6%.

Come si scala una classe energetica? – Per raggiungere la classe E servono almeno tre opere: si devono rifare gli infissi, sostituire la caldaia a gas tradizionale con una a condensazione e coibentare, cioè isolare, il tetto. Per scalare un’altra classe e passare dalla E alla D è necessario dotarsi di cappotto termico o installare una pompa di calore al posto della caldaia. Il Codacons ha calcolato i costi di queste misure: per il cappotto termico servono in media tra i 180 e i 400 euro al metro quadrato; per gli infissi la spesa varia da 10mila a 15mila euro; una nuova caldaia a condensazione per una casa di 100 mq costa tra 3mila e 8mila euro.

Le reazioni della politica – Da mesi la direttiva sulle case green è oggetto di critiche da parte del governo italiano. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ieri alla Camera ha ribadito la contrarietà dell’esecutivo: «A nostro avviso (la direttiva, ndr) prevede obiettivi temporali che non sono raggiungibili per l’Italia, il cui patrimonio immobiliare è inserito in un contesto diverso da altri Stati membri per ragioni storiche e di conformazione geografica», ha detto. Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti è andato oltre, parlando di «una vera e propria patrimoniale fantasma sulla casa» e proponendo un’estensione dei termini al 2040, «anche per evitare un aumento speculativo dei costi delle materie prime utili ai restauri, cosa che si è già verificata con il Superbonus». Meno ostili le opposizioni, con gli eurodeputati del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle che hanno votato a favore della direttiva.

Parlamento europeo Fonte/ PxHere

Il Parlamento europeo (Fonte: PxHere)

Il mercato premia le case green –  Dopo l’approvazione da parte del Parlamento europeo inizia il “Trilogo“, cioè la trattativa a tre con la Commissione e il Consiglio. Solo quando ci sarà un accordo condiviso la direttiva potrà entrare in vigore. Se questo avvenisse entro la fine del 2023, gli Stati membri dovrebbero recepirla entro il 2025. Per ora, dunque, nessun obbligo è effettivo. Tuttavia, i mercati hanno già iniziato a premiare gli edifici più efficienti: secondo un sondaggio post-pandemia di immobiliare.it i bassi costi di gestione della casa sono al primo posto tra i fattori che chi cerca casa prende in considerazione. «Il valore di un immobile non dipende più solo da quanto è connesso, da se si trova in una zona bella della città o da quanto è recente, ma anche dalla sua classe energetica», conferma Carlo Giordano, membro del board di immobiliare.it.