Il professor Conte ha superato il primo esonero. Ma l’esame è ancora lungo. La maggioranza relativa raggiunta in Senato grazie all’astensione di Italia Viva non è una vittoria. I partiti di maggioranza ne sono consapevoli. Mercoledì Matteo Renzi ha già annunciato che voterà contro la relazione annuale del ministro della Giustizia Bonafede. In Commissione Bilancio un emendamento contro il cashback potrebbe bloccare l’approvazione del decreto Ristori. Nelle Commissioni più importanti, Affari Costituzionali, Esteri, Bilancio e Industria, maggioranza e opposizione senza i parlamentari fedeli a Matteo Renzi sono infatti in una situazione di parità. E secondo il regolamento di Palazzo Madama, il pareggio equivale a sconfitta.

Incognite «È il momento di decidere, ora o mai più». I toni perentori del capo di Italia Viva nel discorso pronunciato al Senato martedì avevano già fatto presagire che, pur ottenendo la fiducia, il Governo non avrebbe avuto vita facile. Dal momento in cui è scoppiata la crisi si sono aperti diversi scenari. Nessuno garantisce stabilità. Escluse, per ora, le dimissioni del Premier, la situazione è in stallo. Due ministeri sono di fatto vacanti, 10 commissioni parlamentari, sulle 14 permanenti, senza i voti dei renziani a Palazzo Madama non hanno i numeri per approvare le leggi. Pd e 5Stelle, i partiti di maggioranza, non sembrano in grado di proporre alternative. Per il ministro della Difesa Guerini «La situazione è terribile». Il ministro degli Esteri Di Maio afferma oggi di essere «Fiducioso, nei prossimi giorni ci sarà un consolidamento della maggioranza proprio intorno al Recovery Fund». Tuttavia, arroccati intorno al nome di Conte, i pentastellati precludono l’ingresso nella maggioranza a molti parlamentari del centrodestra. I vertici dem hanno ricevuto pressoché la stessa risposta: «Con Conte a Palazzo Chigi no, con un altro al suo posto…». Centrodestra che in attesa della visita al Colle per un colloquio di Mattarella fa sapere: «Il Paese non può restare ostaggio di un Governo incapace, arrogante e raccogliticcio». A Mattarella chiederanno di sciogliere le Camere, con la consapevolezza però che i margini di manovra sono molto limitati.

Al momento la soluzione non c’è. La maggioranza ha pochi giorni per creare un gruppo parlamentare che le permetta di legiferare e approvare provvedimenti. Anche perché le prime sfide incombono.

Prossime tappe Già mercoledì il Governo è atteso da una sfida non da poco. Il ministro della Giustizia Bonafede si presenterà in Parlamento per l’annuale relazione in materia di Giustizia. Una pratica che dovrebbe essere pura formalità, e che in questo momento rappresenta invece un ulteriore verifica. Nel corso della trasmissione “Porta a Porta” Renzi ha già annunciato che il suo gruppo al Senato voterà contro la relazione «perché la pensiamo in maniera diametralmente opposta», sfiduciando così Bonafede, da sempre inviso al senatore. Le possibili dimissioni che di conseguenza si potrebbero verificare non faranno sicuramente piacere al Quirinale.

Ma questo sarebbe solo il primo girone dell’Inferno che si appresta ad attraversare la maggioranza. Tra il 23 e il 28 gennaio è prevista l’approvazione, dopo lo scostamento di bilancio da 32 miliardi, del decreto Ristori, una misura rivolta alle categorie che più hanno sofferto delle chiusure dovute all’emergenza Covid. Nel corso della crisi economica più grave degli ultimi decenni, non ci sarebbe tanto da discutere. Partendo però da un’idea di Enrico Zanetti, viceministro dell’Economia del Governo Renzi, non manca l’occasione per un ulteriore sgarbo. Ovvero proporre un emendamento al decreto che preveda l’aggiunta di 4,7 miliardi oltre a quelli stanziati. Soldi prelevabili dal “cashback”, programma fortemente voluto da Conte che consisteva in un rimborso semestrale pari al 10% di quanto speso dal consumatore tramite carta di credito fino a un massimo di 1.500 euro. L’emendamento, che potrebbe essere presentato in Commissione Bilancio, potrebbe dunque decretare la bocciatura del decreto.