È ancora scontro e ancora sul caso Almasri. È una bufera di dissenso, proteste e contestazioni quella che è piovuta sul governo dopo il rilascio e il ritorno in patria del capo della polizia giudiziaria libica (ne avevamo parlato qui). Una decisione contrastante con le indicazioni della Corte penale internazionale, che lo voleva in carcere per crimini di guerra e contro l’umanità. I ministri dell’Interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, hanno cancellato le loro informative in Parlamento. L’opposizione, adesso, ha paralizzato i lavori alla Camera e al Senato fino al 4 febbraio. La richiesta è che a riferire sulla questione sia Giorgia Meloni.

Presa di posizione – La Presidente del consiglio, però, ha scelto il silenzio. O meglio, i social. Martedì 28 gennaio, in un video pubblicato sui propri profili, aveva annunciato di aver ricevuto quello che lei ha definito (tra le polemiche) “un avviso di garanzia” per i reati di favoreggiamento e peculato dal procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi. Il giorno dopo ha postato un breve messaggio: «Il nostro impegno per difendere l’Italia proseguirà, come sempre, con determinazione e senza esitazioni. Quando sono in gioco la sicurezza della Nazione e l’interesse degli italiani, non esiste spazio per i passi indietro», ha scritto. La chiosa, poi, con una presa di posizione: «Dritti per la nostra strada». Meloni non alza i toni, ma è convinta del suo operato. E ha nominato come difensore, insieme a Nordio, Piantedosi e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, l’avvocata e senatrice leghista Giulia Bongiorno, la stessa che ha difeso Matteo Salvini durante il processo Open Arms.

Reazioni di supporto – A difesa della numero uno di Fratelli d’Italia, la stoccata alla magistratura è arrivata proprio dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti: «Vergogna, vergogna, vergogna», le sue parole in un post su X, «Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della giustizia, subito!». Sulla vicenda è intervenuta anche la sorella della Presidente, Arianna Meloni. «Sei il nostro orgoglio. È tempo che le persone per bene di questa martoriata nazione scelgano da che parte stare», ha scritto in un post su Instagram. Le ha fatto eco anche Santiago Abascal, leader del partito di estrema destra spagnolo Vox: «In tutte le nazioni ci sono strutture dello Stato profondo disposte a perseguitare i governi democratici solo per aver difeso la sicurezza, l’interesse nazionale e il loro popolo. Tutto il nostro sostegno a Giorgia Meloni». E ancora, il presidente dei conservatori europei Mateusz Morawiecki: «Contro Meloni c’è il tentativo di “magistratocrazia”».

Levata di scudi – Levata di scudi, invece, dalle opposizioni. Dopo aver ottenuto la sospensione delle sedute e la convocazione straordinaria delle conferenze dei capigruppo per il 4 febbraio, le forze di centro-sinistra hanno abbandonato l’aula a Palazzo Madama. Un modo per rinforzare la protesta. Per loro, adesso è il momento di lottare. «Quello che è accaduto è vergognoso. Meloni pensa di cavarsela con un video sui social stile Salvini, ma lei e i suoi ministri devono dire la verità al Paese perché è evidente che mentono quando negano che è stata una scelta politica rimpatriare questo torturatore», ha tuonato la leader del Partito Democratico Elly Schlein. E il coro è a una sole voce. «Il Parlamento è stato umiliato», la convinzione del senatore Francesco Boccia. Attacco al vetriolo anche da Giuseppe Conte: «Meloni complice di Almasri e delle sue nefandezze». La sinistra, insomma, è unita: ha inviato una lettera firmata da tutti i partiti ai presidenti di Camera e Senato. Vuole spiegazioni e certezze. «Il Parlamento resterà bloccato finché Meloni non verrà in aula», avvertono dall’opposizione. Il centrodestra, al momento, è irremovibile.

Scontro a distanza – Nessuno, insomma, vuole trattare. O ritrattare. Sono saltate anche le elezioni dei giudici costituzionali. E lo scontro a distanza rimane. Nel pomeriggio del 29 gennaio, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e Sinistra) hanno convocato una conferenza stampa a Montecitorio. Hanno parlato tre uomini, rifugiati torturati da Almasri. «Oggi un’informativa sul caso Almasri c’è stata. Ed è stata un bagno di verità, dura, come succede quando le storie di persone in carne e ossa irrompono», il comunicato congiunto delle opposizioni al termine degli interventi. La prossima settimana le operazioni dovrebbero riprendere. Ma secondo il Corriere della Sera, nel caso l’esecutivo si rifiuti di riferire in Parlamento, il centro-sinistra sarebbe pronto a occupare Camera e Senato. O, addirittura, a replicare l’Aventino.