«Io sono un funzionario dello Stato, faccio il mio lavoro e non è obbligatorio piacere a tutti o andare d’accordo con tutti». Con queste parole Elisabetta Belloni, direttrice dimissionaria del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, giustifica la rinuncia all’incarico. Non sarà più al vertice dei servizi italiani d’intelligence dal 15 gennaio. Le sue dimissioni, in contemporanea con l’inizio del caso Sala, hanno dato origine a molte congetture, che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella sua conferenza stampa di inizio anno, ha ritenuto opportuno smentire.
Le date – L’11 dicembre 2024 l’Italia ha concluso la presidenza del G7. Belloni chiarisce nell’intervista al Corriere della Sera che la decisione di lasciare era maturata prima, a inizio dicembre. Il 16 dello stesso mese, su richiesta delle autorità statunitensi che lo accusano di traffico d’armi e terrorismo, viene arrestato a Malpensa l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini. Il 19 inizia l’intrigo internazionale che coinvolge Cecilia Sala. La giornalista viene prelevata dall’albergo di Teheran alla vigilia del suo ritorno in Italia e imprigionata nel carcere di Evin. L’Iran fa trapelare che Sala sarà rilasciata a condizione che Abedeini non venga consegnato agli Stati Uniti. Quindi, l’apparenza è che un funzionario di alto livello dei servizi abbia lasciato il suo incarico nel pieno di una crisi internazionale che ha investito l’Italia.
La versione di Belloni – «Il tritacarne in cui sono finita in questi giorni mi impone di chiarire quanto è successo e soprattutto di sgomberare il campo da illazioni che fanno male non tanto a me quanto al Paese, soprattutto in un momento così delicato». Belloni riafferma quindi il proprio ruolo istituzionale, la necessità di difendere non la persona ma la funzione. «Però a maggio scade il mio mandato, quando ho avvertito che già cominciavano a circolare voci sul mio futuro e soprattutto sul mio successore ho ritenuto fosse arrivato il momento di lasciare». Dunque solo un leggero anticipo della normale scadenza del mandato. Per giunta concordato con la premier Giorgia Meloni e il sottosegretario Alfredo Mantovano.
«Sulla graticola» – La direttrice afferma però di aver avuto chiaro già a inizio dicembre che con il nuovo anno «sarei tornata sulla graticola». Poco prima aveva parlato, senza entrare nel merito, di «illazioni» aggiungendo che «gli ultimi mesi di mandato sarebbero stati un vero e proprio stillicidio». È chiaro che la «normalità delle dimissioni» è solo pretesa e il clima politico pesante che negli ultimi mesi si è addensato attorno al capo del Dis ha avuto un ruolo. L’attenzione mediatica era iniziata già dal 20 novembre, giorno in cui il ministro al Pnrr Raffaele Fitto è stato nominato vicepresidente della Commissione europea. Le prime indiscrezioni davano infatti Belloni come probabile sostituta. Altre voci sostenevano però la contrarietà del ministro degli Esteri Antonio Tajani che avrebbe anche denunciato «l’inadeguatezza» di Belloni nella gestione del caso Sala durante una riunione alla Farnesina con i vertici di Forza Italia. Non buono anche il rapporto con Mantovano, titolare della delega ai servizi segreti,
Colpevoli e successori – L’uscita di scena di Belloni sembra quindi opera di più persone, di motivazioni incrociate, di una congiuntura internazionale sfavorevole. Per l’ambasciatrice, che in passato era stata ritenuta anche una possibile candidata al ruolo di Presidente della Repubblica nonchè di successore di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio, si apre un futuro incerto. Forse un ruolo diplomatico all’estero, probabilmente in Europa. Certo invece il nome del suo successore: sarà il prefetto Vittorio Rizzi, attuale vicedirettore dei servizi segreti interni (Aisi).