Il Senato ha votato sì alla richiesta di autorizzazione a procedere contro l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, per l’ipotesi di sequestro di persona legata al caso della nave militare Gregoretti. La decisione ora spetta al Tribunale ordinario di Catania, che deciderà se rinviare a giudizio Salvini o archiviare il caso, come già richiesto in precedenza dalla Procura catanese. Il 12 febbraio i senatori si sono espressi sulla richiesta trasmessa a dicembre dal Tribunale dei ministri di Catania: il voto ha respinto la richiesta di bloccare l’autorizzazione a procedere, secondo l’ordine del giorno presentato da Forza Italia e Fratelli d’Italia.

La votazione – A votare contro l’ordine del giorno, e dunque a favore dell’autorizzazione a procedere, sono stati 152 senatori della maggioranza, provenienti dalle file del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle, di Italia Viva e Leu. Anche due senatori delle autonomie hanno votato per mandare Salvini a processo. Durante la discussione che ha preceduto il voto, il leader della Lega e il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo avevano annunciato che il partito avrebbe lasciato l’aula senza partecipare al voto. Solo 76 i voti favorevoli a negare la richiesta di autorizzazione a procedere, quelli di Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Cosa succede ora – L’autorizzazione del Senato non manda automaticamente a processo l’ex ministro dell’Interno. Gli atti tornano al procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, che si era già espresso contro il processo. La Procura dovrà dunque sottoporre al giudice per le udienze preliminari l’accusa di sequestro di persona, e spetterà poi al gip decidere se rinviare Salvini a processo o se proscioglierlo. 

Dal Senato a Catania – A regolare i passi successivi al voto del Senato è la legge costituzionale n.1 del 16 gennaio 1989, che regola «i reati commessi dal presidente del Consiglio dei ministri e dai ministri nell’esercizio delle sue funzioni», stabilendo all’articolo 11 che «la competenza appartiene in primo grado al tribunale del capoluogo del distretto di Corte d’appello competente per territorio». Le carte verranno dunque trasmettesse nuovamente da Roma a Catania. Il processo, nel caso in cui dovesse partire, si terrà davanti al Tribunale ordinario di Catania e la sezione sarà determinata in base al reato contestato. Se ne occuperà quella che tratta i sequestri di persona. Il processo seguirebbe l’iter ordinario con tre gradi di giudizio e l’accusa sarebbe sostenuta dalla Procura distrettuale di Catania, che già a dicembre davanti al Tribunale dei ministri aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta.

Cosa rischia Salvini – In caso di condanna, Salvini rischia l’applicazione della legge Severino, che ne provocherebbe la sospensione o la decadenza da senatore. La legge prevede la sospensione degli amministratori pubblici in caso di condanna, anche in primo grado, per almeno 18 mesi. Inoltre la pena sarebbe più elevata, perché come previsto dall’articolo 4 della legge costituzionale «per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni dal presidente del Consiglio dei ministri o dai ministri la pena è aumentata fino ad un terzo in presenza di circostanze l’eccezionale gravità del reato».

Le accuse – Salvini è accusato di sequestro di persona perché a fine luglio 2019 avrebbe impedito, nel ruolo di ministro dell’Interno, lo sbarco di 131 migranti che per quattro giorni sono rimasti a bordo alla nave militare della Guardia Costiera Bruno Gregoretti, che li aveva soccorsi nel mar di Sicilia. In merito al voto del Senato, Salvini ha rivendicato il proprio operato: «Lo sapevo. Sono assolutamente tranquillo e orgoglioso di quello che ho fatto. E lo rifarò appena tornerò al governo. Ho giurato sulla Costituzione, che prevede che difendere la patria è dovere di ogni cittadino. Io ho difeso l’Italia».