La maggioranza chiede un rinvio del voto della Giunta delle immunità del Senato sull’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.  La richiesta è stata avanzata dal Movimento 5 Stelle questa mattina, giovedì 9 gennaio, durante la riunione della Commissione stessa sulla vicenda della nave Gregoretti. La proposta ha trovato il sostegno di Pd, Italia Viva e Leu, ed è destinata a infiammare lo scontro con il Carroccio e il resto dell’opposizione in questo gennaio caldo per il governo. La risposta del leader leghista non si è fatta attendere e arriva sulle sue pagine social: «Hanno paura di perdere la faccia, sono senza onore e senza dignità». La mossa era nell’aria già nei giorni scorsi. L’impressione è che la maggioranza abbia il timore di offrire al leghista una maggiore attenzione mediatica in vista delle elezioni amministrative del 26 gennaio in Emilia Romagna e Calabria.

La relazione di Gasparri – Sulla richiesta si è espresso il presidente della giunta Maurizio Gasparri dicendo che «la Giunta per le immunità del Senato non è una commissione ordinaria ed è tenuta a rispettare i termini dei 30 giorni entro i quali deve esprimersi, come previsto dall’articolo 135 del regolamento del Senato». Per tanto sarà necessario un confronto con il presidente del Senato, ha fatto presente Gasparri, ricordando che sono previste eccezioni per lo stop delle attività delle commissioni. Nel corso della riunione di stamane lo stesso presidente della Giunta ha esposto la sua relazione di 15 pagine sul caso Salvini-Gregoretti avanzando la richiesta di respingere l’autorizzazione a procedere. La motivazione è da individuare, secondo il presidente della Giunta, nel fatto che Salvini non avrebbe abusato dei suoi poteri perché nelle decisioni sullo sbarco della Gregoretti «è configurabile un coinvolgimento politico-governativo» del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, «comprovato innanzitutto dalla assenza di qualsivoglia presa di posizione contraria sulla conduzione del caso Gregoretti da parte del ministro Salvini e sulle scelte dallo stesso operate. Il caso era notorio ed era su tutti i mass media e su tutti i giornali di quei giorni. Non era necessaria una comunicazione specifica di Salvini perché gli elementi della vicenda erano ravvisabili in toto dalla stampa». Erika Stefani, membro leghista della Giunta, difende il suo segretario di partito, sostenendo che «tutti nel governo sapevano e tutti erano direttamente coinvolti. Sul caso Gregoretti ci vuole responsabilità istituzionale, per questo è necessario un dibattito corretto e – lo diciamo con chiarezza – senza rinvii”. Poi una provocazione: «La maggioranza è interessata a fare chiarezza sul caso Gregoretti o pensa solo alle elezioni regionali?».

La richiesta del M5S – Dopo il via libera del Tribunale dei ministri di Catania, la Commissione si sarebbe infatti dovuta esprimere il 20 dicembre. Un eventuale rinvio a giudizio di Salvini offrirebbe a quest’ultimo un’arma in più per la campagna elettorale. La decisione potrebbe essere fatta passare come accanimento del M5S nei suoi confronti. Gli ex compagni di governo, però, motivano diversamente la richiesta con la sospensione delle attività delle commissioni di Palazzo Madama prevista dalla Conferenza dei capigruppo dal 20 al 24 gennaio proprio per via delle elezioni regionali del 26. Il senatore Mattia Crucioli ha inoltre chiesto un ulteriore approfondimento dell’istruttoria. Subito dopo la richiesta dei grillini, anche tutti gli altri partiti di maggioranza si sono dichiarati favorevoli allo slittamento del voto per l’autorizzazione a procedere su Salvini, accusato di sequestro di persona aggravato dall’abuso dei poteri di ministro dell’Interno. La proposta, invece, stata respinta da Lega e Forza Italia.  «Il problema che si è posto il Movimento – spiega Elvira Evangelista, capogruppo del M5S in Giunta – è quello della sospensione delle attività parlamentari, che non è una decisione nostra ma è stata presa dalla presidente Casellati ieri». Evangelista ha anche replicato all’attacco di Salvini rispondendo che «dovrebbe avere paura lui, è lui l’inquisito, non noi. Alla pentastellata poco prima aveva fatto eco Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva: «Stiamo semplicemente prendendo atto della decisione unanime della conferenza dei capigruppo di ieri di sospendere le attività del Senato nella settimana prima del voto in Calabria ed Emilia Romagna».

Il nodo prescrizione – Nella giornata in cui si accende lo scontro sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, il governo torna a parlare della riforma della prescrizione. Nella serata di giovedì, alle 18:30, è previsto un vertice sulla questione a Palazzo Chigi. Le forze della maggioranza non riescono a convergere su una posizione per ritoccare la prescrizione così come è stata rivista dalla legge ribattezzata «Spazzacorrotti». Sostenuta dal ministro della Giustizia in quota M5S Alfonso Bonafede e approvata più di un anno fa dal governo gialloverde, prevede che i termini temporali per l’estinzione di un reato vengano sospesi dopo la sentenza di primo grado, sia che sia di condanna, sia di assoluzione. Mentre i 5 Stelle difendono questa modifica, entrata in vigore dal 1° gennaio di quest’anno dopo un rinvio di un anno, Pd, Leu e Italia Viva restano critici e chiedono di rivedere il meccanismo. Una delle proposte del partito di Nicola Zingaretti sarebbe quella di scattare i tempi della prescrizione a partire dalla scoperta del fatto-reato, e non da quando si verifica. Per Leu, invece, andrebbe bloccata dopo il rinvio a giudizio con la definizione di tempi certi per le successive fasi, mentre i renziani minacciano di votare il ddl di Enrico Costa (Forza Italia) che reintroduce i temi di prescrizione in vigore fino all’anno scorso. Una scelta, quest’ultima, che potrebbe avere ripercussioni serie sulla tenuta del governo.