Via al Voto Rousseaou«Siamo tutti sulla stessa barca», dice Matteo Salvini. E la frase fatta non è mai stata tanto vera, visto che oggi i suoi alleati-avversari griilini devono votare sul caso della nave Diciotti e sull’ipotesi di  reato di sequestro di persona a carico del vicepremier. Mentre si aprono con oltre un’ora di ritardo («problemi tecnici», spiega il Movimento) sulla piattaforma Rousseau le consultazioni online sull’autorizzazione a procedere, il ministro dell’Interno si mostra tranquillo, sereno e «commosso dall’accoglienza» ricevuta in Sardegna. Il leader leghista, sull’isola in vista delle prossime regionali del 24 febbraio, si dice fiducioso della tenuta dell’esecutivo: «Posso assicurare che il governo non cadrà». In gioco c’è l’autorizzazione alle indagini non solo nei confronti del ministro degli Interni ma anche di Luigi Di Maio, Antonio Conte e Danilo Toninelli. «Ci troviamo di fronte a un precedente micidiale», ha detto senza complimenti ii senatore ex grillino Gregorio De Falco, già espulso per disobbedienza dai ranghi Cinquestelle.

Piattaforme e quesiti – Come già successo in occasione di altre votazioni pentastellate, l’apertura delle urne digitali ha avuto qualche difficoltà di avvio ed è stata rimandata, in questo caso di un’ora e un quarto, per problemi tecnici causati dal sovraffollamento di utenti, cui è richiesta l’iscrizione alla piattaforma da almeno sei mesi tramite un documento di identità valido. Problemi tecnici che si aggiungono a quelli politici, ben sintetizzati dalla senatrice Paola Nugnes in un intervista al Corriere della Sera: «Questo referendum è sbagliato e non si dovrebbe svolgere». La militante storica del Movimento racconta il problema del quesito giudicato «retorico e fuorviante»  e in controtendenza con i valori del movimento che «un tempo criticava la formulazione dei quesiti referendari perché crea confusione nella testa dei cittadini e ora usa gli stessi metodi». La critica di Nugnes, tutt’altro che isolata, ha comunque ottenuto qualche risultato visto che il quesito è stato modificato per renderlo più chiaro. Ecco l’ultima versione che si trovano davanti gli utenti del Blog delle Stelle:
Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?
– Si, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato, quindi deve essere negata l’autorizzazione a procedere.
– No, non é avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato, quindi deve essere approvata l’autorizzazione a procedere

I problemi – «C’è un errore enorme: si parla di ritardo dello sbarco della Diciotti. Ma stiamo scherzando? Non è stato un ritardo per impedimento, ma un divieto. È ridicolo non scriverlo». Il sentore espulso dal Movimento 5 Stelle Gregorio De Falco si scaglia contro il quesito referendario e aggiunge «Anche quando viene citato il regolamento di Dublino in cui si spiega che il governo stava trattando con l’Ue e, per questo, non autorizzava lo sbarco, c’è un altro errore: i migranti erano già in Italia». È sbagliato anche il numero di persone coinvolte, non sono 137 come riportato dal sito ma 177 come risulta dalla contestazione dei giudici. La senatrice Paola Nugnes fa poi notare un errore di fondo: «Noi dobbiamo stabilire se il presunto reato sia giustificato da un preminente interesse pubblico. Ebbene nel quesito sparisce la parola preminente e si sostituisce con interesse dello stato».

Senza responsabilità – Non sono mancate anche le critiche provenienti dall’area di Forza Italia: prima Silvio Berlusconi  e poi Antonio Tajani hanno attaccato la scelta referendaria e l’ostinazione del vicepremier leghista di rimanere alleato dei pentastellati. Secondo il Caveliere il referendum è «una presa in giro da personaggi non adeguati al governo», mentre per il presidente del Parlamento europeo è «una scelta ridicola che offende la democrazia parlamentare, che cerca di togliere ogni responsabilità al M5S incapace di decidere se stare dalla parte del diritto o del giustizialismo». Deciso il ministroi dei Beni culturali Alberto Bonisoli: «Voterò dallo smartphone sulla piattaforma Rousseau. La mia scelta? Mi sento coimputato: partecipai insieme al governo alla decisione».