Gasparri (Forza Italia): «Troveremo il modo di sfamare Zaia». Molinari (Lega): «I cittadini sono sovrani, il tema diventa politico». I partiti della maggioranza si dividono sul prossimo candidato per le regionali del Veneto. Fratelli d’Italia, primo partito della coalizione ma privo di governatori nelle regioni del nord, vuole un proprio uomo a Palazzo Balbi. La Lega rivendica il forte radicamento nel Veneto e la popolarità dell’attuale presidente Luca Zaia.

Le divisioni nella maggioranza – Ad Agorà su Rai 3, il capogruppo al Senato di FI, Maurizio Gasparri ha alzato il livello dello scontro attaccando personalmente il governatore del Veneto ed ex ministro leghista. La fame di cariche, citata da Gasparri, era però stata evocata il giorno prima proprio da Zaia che si era scagliato contro «le bocche sfamate da 30 anni dal Parlamento» colpevoli di non voler rimuovere il vincolo dei mandati per i presidenti delle regioni. Per il momento, a dar man forte al presidente della regione sono intervenuti il consigliere regionale Luciano Sandonà e il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, ma non Matteo Salvini. Una dichiarazione del segretario è però attesa per oggi 16 gennaio quando, al termine della riunione federale, il partito esprimerà una posizione unitaria sull’argomento.

La legge – Il tema è bipartisan. La legge nazionale del 2004 impone infatti un massimo di due mandati per tutti i governatori, ma l’uniformità non è mai stata raggiunta perché ogni regione ha recepito la normativa in tempi diversi. Il Veneto nel 2012, quando Zaia era già presidente e così «la non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del presidente della giunta regionale» è scattata solo dalla legislatura successiva, quella del 2015, poiché la legge non è retroattiva. Il leghista ha dunque già fatto tre mandati. Complicazioni simili in Piemonte, con il governatore forzista Alberto Cirio al quarto mandato. Ed è proprio sul terreno del tardivo recepimento della legge nazionale da parte delle regioni che si innesta il caso campano, con il governatore del Partito Democratico Vincenzo De Luca che ambisce al terzo mandato. La regione ha infatti prodotto una legge che lo permetterebbe, ma il governo nazionale l’ha impugnata davanti alla Corte Costituzionale con il doppio scopo di impedire una nuova corsa di De Luca e fare definitiva chiarezza sul tema delle leggi elettorali regionali.

«Il tema diventa politico» – Le ultime parole contenute nella dichiarazione del capogruppo Molinari, che parla apertamente di politicizzazione della questione, mostrano come il clima sia tutt’altro che disteso e la vicenda del terzo mandato abbia ripercussioni nazionali. La popolarità di Zaia, così come la sua autorevolezza all’interno del partito, lo rendono infatti un credibile concorrente alla segreteria nazionale delle Lega. Tanto più che essa appare indebolita dopo i bassi consensi raccolti alle ultime elezioni europee. La questione “regionale” è dunque capace di influenzare gli equilibri politici interni alla maggioranza di governo ed è chiaro che una sua risoluzione potrà venire solo da un accordo tra i partiti che la compongono.