Beppe Grillo all’uscita dall’hotel Forum (Foto Ansa)

Ha un casco da astronauta, Beppe Grillo, quando esce dall’hotel Forum di Roma, dove il 28 febbraio si è svolto l’incontro con l’ex-premier Giuseppe Conte. Ma il Movimento che ha fondato ha smesso, forse per sempre, di essere un “marziano” nel panorama politico italiano. Tanto per fare un esempio, sembra destinato a essere sospeso il principio fondante della democrazia dal basso, visto che il direttivo a cinque, approvato dagli iscritti sulla piattaforma Rousseau non più tardi di una decina di giorni fa, dovrebbe lasciare il posto alla leadership unica dell’ex avvocato del popolo. Conte, a grande richiesta, si è infatti assunto il compito di rifondare il Movimento e guidarlo verso una nuova fase, per renderlo in maniera irrevocabile una forza «moderata e liberale», come già preannunciato da Luigi Di Maio in un’intervista al quotidiano La Repubblica.

L’incontro – Era stato sempre Di Maio ad auspicare «un passo avanti di Conte (che ai Cinque stelle non è mai stato iscritto, n.d.r.) all’interno del Movimento». Nell’incontro al Forum, Conte ha sciolto la riserva e accettato di elaborare un «progetto rifondativo» del partito, da presentare nei prossimi giorni. Tutta l’ala governista dei Cinque Stelle era presente con Grillo: Di Maio, il presidente della Camera Roberto Fico, l’ex-ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli. C’erano anche la vicepresidente del Senato Paola Taverna e i capigruppo Davide Crippa ed Ettore Licheri. Non è mancato Rocco Casalino, che di Conte è stato il portavoce. Vistosa l’assenza di Davide Casaleggio, il responsabile di Rousseau. Al termine nessuna dichiarazione dell’avvocato del popolo, che ha lasciato l’hotel alle 15. A tracciare una via per il futuro dei Cinque Stelle c’è solo un post di Grillo, che sul blog parla della transizione ecologica.

L’incognita Rousseau – L’entrata del Movimento nel governo tecnico guidato da Mario Draghi, anche accanto a Forza Italia, ha sancito la fine definitiva dell’era del Vaffa, delle simpatie putiniane e delle antipatie per l’Ue, già accantonate per formare l’esecutivo giallorosso. Ma con l’incarico di rifondazione affidato a Giuseppe Conte sembra venire meno anche un altro pilastro fondamentale dell’identità grillina: la democrazia diretta. Come riporta l’agenzia Ansa, fra i “big” che hanno partecipato all’incontro romano, nessuno è favorevole alla nascita di un organo collegiale per la guida del M5S. Né Conte vuole entrare a far parte di un direttivo. Ma il 17 febbraio scorso gli iscritti hanno approvato a larghissima maggioranza (79%) l’istituzione di un comitato «di cinque membri, che duri tre anni, al cui interno a rotazione annuale, è individuato chi svolgerà le funzioni di rappresentante legale». Nel nuovo statuto il comitato dovrebbe andare a sostituire la figura del capo politico, carica oggi affidata al reggente Vito Crimi dopo l’addio di Di Maio. Ma per il momento sembra che la novità sia congelata, in attesa di sapere cosa proporrà Conte. Per lui potrebbe essere ritagliato un ruolo ad hoc, con conseguenti modifiche dello statuto.

L’asse sempre più forte – Per ora mancano reazioni da parte dei fuoriusciti celebri, Alessandro Di Battista e Barbara Lezzi, ma parole di approvazione per l’ex premier arrivano da sinistra. «Il fatto che Conte si metta a disposizione di M5S in un momento di difficoltà credo aiuti a costruire l’asse strategico su cui abbiamo insistito e scommesso», ha dichiarato la presidente del gruppo Misto al Senato, Loredana De Petris (Leu). Il senatore Sandro Ruotolo, sempre di Liberi e uguali, invece ha affermato che la scelta di Conte aiuta «anche quel campo largo di sinistra che deve ristrutturarsi». Ulteriori segnali, quindi, di un rafforzamento dell’asse M5S-PD-Leu, mentre continuano le trattative al Parlamento europeo per l’entrata del Movimento nel gruppo socialista.