Tredici a sette. Da un lato Pd, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, dall’altro il Movimento Cinque Stelle. In commissione Ambiente al Senato l’alleanza gialloverde si è incrinata: affiancandosi all’opposizione, il Carroccio ha votato contro la nomina del generale dei carabinieri Antonio Ricciardi a presidente del Parco nazionale del Circeo. Il nome era stato indicato dal ministro pentastellato dell’Ambiente, Sergio Costa. A poche ore dalla possibile approvazione in consiglio di ministri di quota 100 e reddito di cittadinanza, aumentano sempre di più i temi che dividono la maggioranza.
La nomina – «Non c’è condivisione», ha detto Luca Briziarelli, capogruppo del Carroccio in commissione. Per il ministro Costa questa bocciatura è soltanto temporanea: «Deve essere stato un incidente di percorso», ha affermato in un’intervista al Corriere. Secondo il ministro, il no della Lega dipende soltanto dal non aver letto il curriculum del generale: «Massì, deve essere mancata una cartellina». Da Palazzo Madama, però, smentiscono quest’ipotesi: «Non condividiamo il metodo utilizzato nella proposta della candidatura», ha sottolineato il leghista Paolo Arrigoni. Il problema, quindi, non risiederebbe nell’aver letto o meno il curriculum, ma nel non essere stati coinvolti nella scelta del candidato. «Cercherò di capire su questa nomina cosa c’è che non va», ha dichiarato il vicepremier Matteo Salvini.
Non si cede – Il ministro Costa, però, non è disposto a trattare. Innanzitutto, perché per le nomine dei presidenti dei parchi il parere delle commissioni non è vincolante. Conta principalmente il sì del governatore della Regione di appartenenza (in questo caso Zingaretti, che ha già espresso la sua approvazione). Ma vi è anche un’altra ragione: sia i sentori del Movimento sia lo stesso Costa considerano Ricciardi una delle figure più adatte a ricoprire questo ruolo. Generale dei carabinieri dal 2014 e comandante per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dal 2016, Ricciardi ha ottenuto recentemente la benemerenza d’oro all’Ambiente, uno dei massimi riconoscimenti nel settore. «Per questa nomina come per quelle future, da Belluno a Aspromonte, il sistema delle nomine sarà indipendente dai partiti», ha sentenziato Costa.
Altre divisioni – La questione della nomina, però, è soltanto uno dei tanti temi che spacca la maggioranza. Anche per quanto riguarda l’ambiente. Oltre al tema della Tav, anche l’emendamento dei Cinque Stelle che blocca le pratiche di ricerca per le trivellazioni incrina l’alleanza gialloverde. «Non si può dire no al carbone, al petrolio, al metano, alle trivelle», ha commentato Salvini. Costa, però, ha replicato immediatamente: «Salvini sbaglia, io sono l’uomo del sì ambientale. Dico no alle trivelle e sì a qualcosa di alternativo, come le energie rinnovabili. Spero di convincere Salvini , altrimenti si va contro il contratto di governo dov’è scritto nero su bianco che non vogliamo le trivelle perché vogliamo defossilizzare l’Italia».