Nuovi venti di tempesta si abbattono sul Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro previsto dall’articolo 99 della Costituzione, passato agli onori delle cronache per la tentata abolizione durante il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Questa volta, per cercare di rimuovere l’ente scende in campo la maggioranza di governo, capitanata dal ministro per i Rapporti con il parlamento e la Democrazia diretta Riccardo Fraccaro. La data chiave, mercoledì 8 maggio, quando il disegno di legge per l’abolizione del Cnel arriverà al Senato.

«Un ente inutile» – Nel contratto di governo tra Movimento 5 stelle e Lega è prevista la rimozione del Cnel. Lo ha ricordato il ministro Fraccaro, che lo scorso 4 maggio ha annunciato l’avvio dell’iter parlamentare definendo il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro «un ente inadeguato agli scopi per cui era stato concepito, ormai superato della dinamiche istituzionali che garantiscono la rappresentanza delle forze sociali». Il ministro ha poi aggiunto che con l’abolizione del Cnel le sue funzioni saranno integrate da un ruolo sempre maggiore della cittadinanza attiva e della democrazia diretta. Dura la replica di Maria Elena Boschi, prima firmataria della riforma costituzionale sottoposta a referendum nel 2016, che riguardo al Cnel ha dichiarato: «I 5 stelle sono gli stessi che hanno gridato al colpo di Stato quando lo abbiamo proposto noi. Prima ti offendono, poi ti copiano. Chissà se un giorno chiederanno anche scusa».

Che cos’è il Cnel? – Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è stato inserito nella Costituzione dopo una lunga discussione in Assemblea costituente. Uno dei maggiori promotori fu Meuccio Ruini, che ne fu anche primo presidente. L’idea era quella di creare un organismo legislativo in materia economica e sociale, che mettesse insieme gli interessi di aziende e lavoratori, spesso in conflitto tra di loro. Il Consiglio ha due funzioni principali: esprimere pareri non vincolanti su richiesta del governo, del parlamento e delle regioni, e promuovere iniziative legislative di argomento economico o sociale. La sua composizione è di 65 membri: un presidente nominato dal capo dello Stato, 10 esperti in materia economica, sociale o giuridica, 48 rappresentanti di lavoratori dipendenti, autonomi e imprese e 6 esponenti di associazioni di volontariato.

Riforma e abolizione – Nonostante le intenzioni iniziali, il Cnel non è mai riuscito a funzionare come avrebbero voluto i costituenti. In tanti anni di vita, ha prodotto soltanto una ventina di disegni di legge, nessuno dei quali è stato approvato dal parlamento. Nel 1977, il presidente del Consiglio Giulio Andreotti avviò un lungo iter di modifica che si concluse soltanto quasi dieci anni dopo, nel dicembre 1986. Ma la riforma non migliorò l’effettiva efficacia del Consiglio, tanto da spingere l’esecutivo guidato da Matteo Renzi a inserire la sua abolizione nel testo di riforma costituzionale. La vittoria del No al referendum ha mantenuto intatto il Cnel, che attualmente è presieduto dall’ex commissario dell’Inps Tiziano Treu, nominato durante il governo Gentiloni. L’abolizione del Cnel, prevista anche dal quesito referendario, è stata un tema marginale e poco divisivo della campagna elettorale, ma la sconfitta del piano politico di Renzi ha fatto scatenare il mondo social e dei meme, che hanno mostrato in maniera ironica immagini di festeggiamenti smodati negli uffici dell’ente.