Un “tagliando antifrode” per evitare manipolazioni del voto o condizionamenti esterni. Il nuovo sistema di voto sembrava semplice: un numerino contraddistingueva ogni scheda, al momento della consegna della scheda nelle mani dell’elettore il numero doveva essere riportato nel registro elettorale a fianco del nome della persona che la ritirava. Al momento della riconsegna della scheda votata, lo scrutatore doveva rimuovere l’aletta della scheda contenente il numerino identificativo, per renderla del tutto anonima. Un sistema per nulla semplice in realtà: Pier Luigi Bersani all’uscita della cabina ha infilato la sua scheda direttamente nell’urna. La segretaria della sezione prima lo ha ripreso, poi si è rassegnata: «Vabbè è lo stesso, mi scusi. Poi lo togliamo dopo». La scheda di Bersani, riconoscibile, avrebbe dovuto essere annullata.

Pierluigi Bersani vota a Piacenza

La macchinosità del sistema di voto non ha messo in crisi solo Pierluigi Bersani. Molti elettori hanno infilato la scheda nell’urna prima che gli scrutatori rimuovessero il lembo tratteggiato. E la necessità di registrare il numero di scheda per ogni elettore e controllare che coincidesse con quello della scheda riconsegnata ha allungato i tempi di voto, creando code in quasi tutti i seggi. C’è chi lamenta di aver dovuto aspettare quasi due ore prima di aver potuto votare.

Ma le code non sono state l’unico problema di queste elezioni politiche: a Palermo 200mila schede sono state ristampate nella notte prima del voto. Quelle che si sono ritrovate i presidenti di seggio erano sbagliate: nei quartieri del centro storico sono state consegnate le schede di Bagheria.

Anche a Mantova un errore di stampa : il nome del candidato presidente di regione del Pd Giorgio Gori è sparito dalle schede. La Regione ha perciò dichiarato di assumersi la responsabilità dell’errore, avvertendo che il simbolo del Pd sarebbe stato regolare anche senza la segnalazione del candidato governatore. In questo caso nessuna ristampa.

Problemi anche a Roma, nel quartiere Parioli, dove un elettore ha segnalato al presidente di seggio che le schede erano sbagliate. A quel punto le operazioni di voto sono state sospese e la presidente si è fatta dare dal seggio a fianco le schede corrette. Prima di far continuare le operazioni di voto, però, ha chiuso le porte del seggio, ha aperto l’urna e ha tolto le 36 schede votate fino a quel momento, mettendole in una busta sigillata.

Per concludere, l’immancabile problema con i voti esteri. Lo spoglio delle schede di circa 4,3 milioni di elettori che hanno votato per corrispondenza è stato allestito in un capannone della protezione civile a Castelnovo di Porto. 1700 seggi, circa 10mila persone tra scrutatori e rappresentanti di lista. Ma a metà pomeriggio un centinaio di seggi erano ancora chiusi perché presidenti e scrutatori non si sono presentati. Alessandro Fusacchia, rappresentante di +Europa, ha segnalato che molti presidenti non hanno seguito le procedure regolari per lo spoglio, rompendo i sigilli di molte schede e causandone l’annullamento.