Il rebus Capitale comincia a sciogliersi. Roberto Gualtieri parteciperà alle primarie Pd del 20 giugno destinate a scegliere il candidato sindaco di Roma. Un Partito Democratico che ha dovuto digerire il veto 5 Stelle a Nicola Zingaretti, il preferito del segretario Enrico Letta e l’unico, sondaggi alla mano, che sarebbe stato capace di vincere contro chiunque nella Capitale.
Raggi di Conte – Nella neonata e faticosa alleanza tra Pd e MoVimento 5 Stelle, Roma rappresenta uno scoglio al momento insormontabile. Virginia Raggi, sindaca uscente grillina, ha annunciato da tempo la sua ricandidatura, potendo contare su un’ottima base elettorale costruita a suon di buche riempite e slogan antifascisti. Per il promesso segretario Giuseppe Conte, che pure sta tessendo la tela per un’alleanza organica con i dem e avrebbe preferito un candidato unico per il centrosinistra, scaricare la Raggi avrebbe significato spaccare ulteriormente un MoVimento già logorato al suo interno. Ecco perché nella giornata di ieri, 9 maggio, l’ex premier ha ribadito il suo appoggio alla sindaca, con un’intervista a La Stampa che ha gelato le speranze lettiane, e si unisce a un messaggio velato ma non troppo agli alleati: «Non so chi verrà indicato dal Pd come candidato ufficiale e rispetteremo le loro scelte. Ci auguriamo però che la loro decisione non metta in discussione il lavoro comune che da qualche mese è stato proficuamente avviato a livello di governo regionale, che merita di essere portato a termine fino alla fine della legislatura». Sì, perché l’altra partita per Roma si gioca proprio in Regione Lazio.
Zingarata – È stato il nome rincorso fin dal primo giorno di Letta bis. Si è fatto attendere, desiderare, ha provato a resistere al richiamo della sua città, e anche quando finalmente ha deciso di candidarsi, Nicola Zingaretti ha chiesto garanzie precise. Una, su tutte: che l’alleanza Pd-5Stelle – nata proprio quando lui era segretario – non si sarebbe sfaldata con la sue dimissioni. Ma l’escamotage escogitato dai dem – formalizzare la candidatura del presidente laziale a settembre, ovvero l’ultimo momento utile, così da non far votare i romani lo stesso giorno anche alle regionali, e magari presentare una lista unica con i 5S – si è schiantato malamente proprio sulle resistenze della giunta regionale grillina. Roberta Lombardi e Valentina Corrado, assessore del MoVimento molto vicine a Zingaretti, hanno fatto sapere chiaramente che «un’eventuale candidatura dell’attuale presidente per le Comunali di Roma porterebbe forte imbarazzo nella neonata alleanza regionale». Ergo: impossibile garantire la tenuta della giunta. Una sentenza comunicata, nella giornata del 9 maggio, al segretario Pd proprio da quel Giuseppe Conte che fino all’ultimo ha provato a favorire la discesa in campo di Zingaretti. In serata è arrivata quindi la resa dem, e l’annuncio di Gualtieri su Twitter: «Mi metto a disposizione di Roma con umiltà e orgoglio. Partecipo alle primarie del 20 giugno. Costruiamo insieme il futuro della nostra città». Seguono emoticon incoraggianti di Enrico Letta, seppur amare.
Mi metto a disposizione di Roma, con umiltà e orgoglio. Partecipo alle primarie del 20 giugno. Costruiamo insieme il futuro della nostra città: io ci sono!#insiemeperRoma#primarie20giugno #iocisono pic.twitter.com/n1Dg2rT3s0
— Roberto Gualtieri (@gualtierieurope) May 9, 2021
Azione ostinata e contraria – Ma la candidatura dell’ex ministro dell’Economia dovrà prima passare sotto la mannaia delle primarie, che pende anche sugli altri candidati Pd, nomi minori ma non meno agguerriti a sfidare la Raggi e il centrodestra: Monica Cirinnà, senatrice dem promotrice della legge sulle unioni civili del 2016; Giovanni Caudo, ex assessore all’Urbanistica e presidente del III Municipio; Paolo Ciani, consigliere regionale di Democrazia Solidale – DEMOS; e il ricercatore Tobia Zavi. Probabile che nei prossimi giorni arriveranno altri nomi a far concorrenza a Gualtieri, che comunque resta il favorito nella corsa dem al Campidoglio. Non parteciperà sicuramente Carlo Calenda. Il leader di Azione ha annunciato da tempo la sua candidatura a sindaco, una decisione che rischia di spaccare l’elettorato di centrosinistra, specialmente in assenza di un leader forte come sarebbe stato Nicola Zingaretti, unico nome che avrebbe convinto l’ex ministro dello Sviluppo Economico a farsi da parte: «Il candidato del Pd lo hanno scelto i 5Stelle. Alleati sinceri e affidabili. Benvenuto a Gualtieri, dopo le primarie ci confronteremo». Un tweet al veleno che vuole svelare la strategia incrociata di Conte e Letta: divisi al primo turno e poi insieme al ballottaggio per battere il centrodestra – che ancora balla tra Bertolaso (che ha già annunciato il suo “no”), Abodi e il discusso leghista Durigon. Il rischio però è – come si dice a Roma – di fare i conti senza l’oste.