Difendere con le unghie e con i denti l’impegno del Governo a proteggere la sicurezza degli italiani. Promette di essere dura e inamovibile la posizione che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, si appresta a tenere dinnanzi ai 26 capi di Stato e di Governo con cui si incontrerà il 16 dicembre al Consiglio Europeo per discutere della situazione Covid. Lo ha fatto intendere lo stesso premier, che nei discorsi tenuti alle Camere alla vigilia del summit di Bruxelles, ha rivendicato senza mezzi termini la scelta di imporre misure più stringenti per l’ingresso in Italia nonostante le polemiche sollevate dalla Commissione Europea. Una linea di fermezza che l’ex banchiere centrale, forte del suo successo alla presidenza della Bce ma anche di una leadership politica sempre più consolidata all’interno dell’Unione, punta a ribadire anche in campo economico, dove l’obiettivo dichiarato è contrastare i falchi del patto di stabilità guidati dal nuovo ministro delle finanze tedesco Christian Lindner.
Una normalità da difendere – «In Italia finora ci sono stati 134 mila morti: è questo il prezzo che abbiamo pagato per riprenderci la nostra normalità. Ora la difenderemo con le unghie e con i denti». Sono le parole con cui Draghi, prima alla Camera e poi al Senato, ha giustificato il provvedimento che, dal 14 dicembre, impone anche ai vaccinati di sottoporsi a tampone rapido per entrare in Italia da un Paese Ue. Una stretta duramente contestata dalla Commissione Europea, che aveva accusato Palazzo Chigi di aver tradito l’impegno a comunicare decisioni di questo tipo con il dovuto anticipo e a garantire la libera circolazione delle persone nell’Unione. «Ora c’è Omicron che ha capacità di contagio nettamente superiore. E mentre da noi le infezioni dovute a questa variante sono meno dello 0,2%, in altri Paesi la mutazione è molto diffusa: per questo si è pensato di attuare la stessa pratica che si usa oggi per i visitatori provenienti dal Regno Unito», ha spiegato il premier. Che sul tema ha concluso: «Non credo ci sia molto da riflettere su questo». Una posizione di forza che affonda la sua legittimazione nei dati epidemiologici: con “soli” 23mila contagi al giorno contro i 63mila della Francia e i 51mila della Germania, l’Italia si conferma uno degli Stati meno esposti alla quarta ondata del Vecchio Continente. E anche la campagna vaccinale, sia pur con gli intoppi legati all’approvvigionamento delle dosi, procede a ritmi sostenuti, tanto che al momento i cittadini ad aver completato il ciclo con entrambe le dosi sfiorano il 75%.
La stoccata i falchi europei – Nel suo discorso, Draghi ha ricordato che in settimana si terrà l’Euro Summit. E anche in questa circostanza non ha mancato di sottolineare a deputati e senatori quale sarà l’obiettivo dei suoi sforzi: «La Commissione europea prevede che l’Italia crescerà del 6,2% quest’anno, un tasso superiore a quello dell’Unione Europea, pari al 5%. Ma poichè permangono elementi di incertezza, come la diffusione della variante Omicron e le pressioni inflazionistiche legate anche all’aumento dei prezzi dell’energia, occorre confermare una politica di bilancio espansiva per il 2022, che consolidi la crescita e punti soprattutto sugli investimenti». Basta con patto di stabilità, dunque. Per lo meno nei termini in cui è scritto oggi. Per il premier, l’accordo stipulato nel 1997, sulla cui riforma si tornerà a discutere dal 2022 quando la Francia assumerà la presidenza del semestre europeo, va infatti ridisegnato ma all’insegna di regole nuove, perchè quelle del passato «hanno aggravato la condizione dei Paesi in difficoltà e non hanno sostenuto quelli che ne avevano bisogno». Parole, quelle di Draghi, che suonano come una stoccata ai falchi europei e in particolare a Christian Lindner, leader del Partito dei liberali tedeschi (Fdp) e nuovo ministro delle Finanze del Governo di Olaf Scholz. Il suo partito da sempre è infatti schierato contro la gestione, giudicata “allegra”, delle finanze pubbliche da parte degli Stati del Sud Europa e si oppone a ogni forma di condivisione dei debiti a livello europeo. Ancora a giugno scorso, nel pieno della pandemia, era intervenuto così al Bundestag: «I debiti nazionali sono una minaccia per la stabilità dell’Unione economica e monetaria. Ecco perché deve essere chiaro: la responsabilità finanziaria individuale degli Stati membri dell’Ue è una garanzia di stabilità e solidità».
Gli altri temi sul tavolo – Tra gli punti che Draghi esporrà al Consiglio Europeo c’è anche la «necessità di superare il principio dell’unanimità. «Oggi significa inazione di fronte alle sfide che l’Europa si trova ad affrontare e questo vale anche per la politica estera e per la difesa», ha spiegato il premier. «Viviamo in un’epoca di traumi, con la pandemia che continua, la transizione, i grandi cambiamenti in corso», ha aggiunto il capo del Governo, «e bisogna avere sempre lo sguardo verso i più deboli ma anche verso le riforme possibili, se non necessarie». E nel caso dell’Unione Europea, vi è anche quella di puntare ad una «vera unione politica». A cominciare dall’energia, per la quale Draghi spera che si arrivi «ad uno stoccaggio integrato delle fonti». Oppure il tema della difesa comune: dobbiamo «avvicinarci a un’autentica difesa europea e favorire la costruzione di una cultura strategica comune. Vogliamo migliorare le capacità di gestione di crisi legate a minacce ibride, cibernetiche e alla disinformazione», ha concluso l’inquilino di Palazzo Chigi.