Al via a Bruxelles la due giorni del Consiglio europeo alla presenza dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea. Sul tavolo il 20 e il 21 giugno, tra i temi più caldi, la procedura d’infrazione da attivare nei confronti dell’Italia. Ma per i Paesi membri la riunione è anche l’occasione prestabilita per spartirsi le poltrone della prossima legislatura dopo le elezioni europee dello scorso 26 maggio.

Dal sito del Parlamento europeo

Nuovi vertici – Dopo la cena informale del 28 maggio, tra oggi e domani il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk cercherà di tirare le fila delle consultazioni avvenute in queste settimane. «Ci sono visioni e interessi differenti ma una volontà comune di portare a termine il processo prima dell’avvio del nuovo Parlamento europeo», ha scritto Tusk nella lettera d’invito rivolta ai membri del Consiglio. Il 2 luglio, infatti, si insedieranno gli europarlamentari neoeletti. Poi, il primo novembre entreranno in carica il presidente della Commissione europea, l’Alto rappresentante per gli Affari esteri e il presidente della Banca centrale europea. Infine, il primo dicembre Donald Tusk lascerà la poltrona al nuovo presidente del Consiglio europeo (come funziona la procedura di elezione).

Toto nomi – L’Italia, come Paese fondatore dell’Unione europea, punta ad ottenere poltrone importanti nello scacchiere di Bruxelles. Secondo le ultime indiscrezioni, il governo vorrebbe Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, come commissario alla Concorrenza. Per quanto riguarda la presidenza della Commissione, carica quinquennale, ancora non si è trovato un accordo. La procedura dello spitzenkandidat che prevedeva un assenso tacito sul candidato proposto dalla forza maggioritaria, quest’anno non sembra funzionare. I popolari, che avevano scelto Manfred Weber, hanno preso pochi seggi più degli altri gruppi politici. Gli altri nomi possibili sono Margrethe Vestager (gruppo Liberali), commissaria uscente alla Concorrenza, e Michel Barnier (gruppo Popolari), capo per i negoziati sulla Brexit. Chi otterrà il vertice esecutivo dell’Ue, lascerà gli altri a spartirsi il Consiglio europeo e la Banca centrale. Come successore di Mario Draghi circola il nome di Jens Weidman, l’attuale presidente della Bundesbank (la banca centrale tedesca), che ha già iniziato a creare scontenti. Gli altri candidati vengono dalla Francia. Tra loro c’è Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario internazionale, che è in lizza anche per gli altri vertici Ue. Il primo nome che verrà fuori dovrebbe comunque essere quello del presidente del Parlamento europeo. Di nomi italiani ne circolano pochi. Al posto di Mario Draghi, Antonio Tajani e Federica Mogherini, arriveranno probabilmente candidati di altri Paesi.

Raccomandazioni ai Paesi – La due giorni a Bruxelles servirà anche a discutere le questioni specifiche di ogni Paese. L’Italia rimane sotto i riflettori per la relazione, in parte diplomatica, in parte conflittuale, che il governo giallo-verde intrattiene con le istituzioni europee dal suo insediamento. Due anni di tira e molla sulla minaccia di una possibile procedura di infrazione e due lettere di raccomandazione rivolte a Palazzo Chigi. Oggi il premier Giuseppe Conte, che ieri ha inviato a Bruxelles un’altra lettera sulla trattativa relativa ai conti, tasterà il terreno per capire se anche quest’anno si riuscirà a evitare la temuta procedura.

Cambiamento climatico e Brexit – I capi di Stato e di governo hanno tempo anche domani per discutere di molti altri temi. Dalla Brexit al cambiamento climatico (in vista dell’incontro sull’azione per il clima che si terrà a settembre), fino al problema della disinformazione. Il vertice si chiuderà con una riunione sull’euro in formato allargato.