Il prossimo referendum su voucher e appalti si terrà tra il 15 aprile e il 15 giugno. Ma già ora assistiamo «a uno scontro politico-ideologico sul tema del lavoro, più che a un confronto di tipo tecnico-giuridico». Parole del professor Lucio Imberti, docente di Diritto sindacale e Diritto del lavoro all’Università Statale di Milano, sulla decisione della Consulta che ha respinto il voto sull’articolo 18.

Imberti

Il professor Lucio Imberti

Decisione corretta? «Le motivazioni della sentenza non sono ancora state pubblicate, quindi non ci sono elementi per esprimersi», dice Imberti. Ma si può aprire una riflessione di visione: «A mio parere la reintroduzione dell’articolo 18, addirittura con l’estensione alle imprese con 5 o più dipendenti, non sarebbe stata utile.

Il punto vero riguarda i contratti di lavoro: prima del Jobs Act, in Italia, quattro nuovi contratti su cinque erano a tempo flessibile, uno solo a tempo indeterminato. Dal 2015 assistiamo a un’inversione di tendenza e questo è positivo: è meglio avere qualche contratto a tempo indeterminato in più, anche se le norme di tutela dei lavoratori sono meno stringenti».

Tolto l’articolo 18, restano le questioni su voucher e appalti. Per entrambe le tematiche, ragiona Imberti, «esistono soluzioni tecniche a portata di mano» Se ci fosse la volontà, Governo e sindacato potrebbero concludere un accordo per modificare le norme in modo da evitare il referendum. «L’abolizione totale dei voucher è sbagliata, perché consentono opportunamente di far emergere il lavoro nero. Certo ci sono stati degli abusi, e le soluzioni per intervenire ci sono». Per esempio? «Si possono introdurre più controlli, per prima cosa. E poi agire sullo strumento dei voucher: limitando il compenso singolo delle prestazioni pagabili con i ticket, o introducendo un limite massimo di voucher utilizzabili dal singolo datore di lavoro in un determinato periodo.Eppure uno strumento per pagare i cosiddetti ‘lavori accessori’ serve, ed è la stessa Cgil a sostenerlo».

Sugli appalti, invece, la questione della “responsabilità solidale” è molto tecnica e per Imberti «andrebbe risolta nel quadro di una generale revisione del regolamento degli appalti. La Cgil ha presentato nel 2015 una proposta di legge su questo tema: vediamo anche qui se ci sarà volontà di dialogo con l’esecutivo, evitando di chiedere il voto dei cittadini su un argomento estremamente tecnico».

Susanna Camusso, segretaria della Cgil

Le prospettive quindi, secondo Imberti, sono due: o un patto governo-sindacato che eviti il referendum introducendo piccoli correttivi. Oppure un nuovo 4 dicembre: un voto in cui le valutazioni politiche peseranno più del confronto nel merito. «Prima della sentenza della Corte – conclude il docente -alcune interviste mostravano la volontà di mantenere alto lo scontro ideologico. Penso a una dichiarazione di Camusso che paragonava i voucher ai ‘pizzini’. Senza l’articolo 18, la carica politica degli altri due quesiti è minore e, come detto, le soluzioni tecniche si possono trovare. Il ministro Poletti e la maggioranza del PD sembrano disposti a dialogare: vedremo se si andrà verso un accordo, o se si arriverà al voto in un clima di scontro inasprito dalla crisi economica».

A meno che non si apra una terza via: in caso di elezioni politiche da qui a giugno, il referendum slitterebbe di un anno.