Si apre con un segnale di distensione una delle settimane decisive per il secondo governo Conte: la presenza di Italia Viva al tavolo di Agenda 2023 sull’istruzione, ricerca e università tenutosi lunedì 17 febbraio dopo le tensioni sulla riforma Bonafede della prescrizione, che vede Movimento 5 Stelle e Partito Democratico schierati a favore e Italia Viva completamente contro. Non basterà però a rassicurare del tutto sulla tenuta del Conte bis: i rapporti tra Matteo Renzi e gli ex compagni di partito del PD rimangono tesi e nel M5S cresce la voglia di disfarsi dello storico nemico per rifarsi alla presunta ‘purezza’ delle origini, come testimoniato dalla manifestazione in piazza di sabato 15 febbraio. In ogni caso per nuove elezioni è necessario aspettare il referendum sul taglio ai parlamentari del 29 marzo.

Settimana ad alta tensione – La settimana dal 17 al 23 febbraio mette il governo Conte di fronte a diverse sfide. Lunedì è iniziato il voto parlamentare sul Milleproroghe, l’ormai abituale decreto del governo per sistemare le questioni più urgenti prima della pausa estiva e della discussione autunnale sulla Finanziaria. Il provvedimento scade a fine mese, è quindi quasi certo che Palazzo Chigi decida di mettere la fiducia alla Camera mercoledì 19 per velocizzare il processo e, anche, richiamare all’ordine Italia Viva. Martedì potrebbe esserci un nuovo scontro nella maggioranza, quando sul ‘decreto intercettazioni‘ i renziani potrebbero votare l’emendamento di Forza Italia, a meno che il governo non ponga anche qui la fiducia. Per quanto riguarda “Agenda 2023“, oggi si tengono i tavoli di lavoro su istruzione, salute, sicurezza e immigrazione. Si tratta di una serie di incontri voluti dal premier Conte per impostare l’azione del governo fino al termine naturale della legislatura, appunto il 2023, inaugurando la cosiddetta “fase due” dopo quella incentrata esclusivamente sulla legge finanziaria della seconda metà del 2019. Vi partecipano il presidente del consiglio, i ministri competenti, i capi delegazione delle forze di maggioranza e i capigruppo di Camera e Senato delle commissioni interessate.

Autostrade, precari e monopattini – Come ogni anno, il decreto detto Milleproroghe è un lunghissimo testo che contiene interventi sui temi più svariati, molti dei quali molto specifici e settoriali. I più rilevanti nel decreto 2020 sono: la conferma delle premesse per la revoca delle concessioni autostradali ad Aspi per affidarla alla società pubblica Anas in attesa di un nuovo bando; l’assunzione di 1600 ricercatori nelle università; il permesso per i medici di rimanere in attività dopo i 40 anni di professione a patto di non avere più di 70 anni, che consentirebbe di affrontare il problema della carenza di medici nella Sanità pubblica (senza essere costretti a investire sui giovani e le scuole di specializzazione); le regole definitive per i monopattini elettrici, che non dovranno superare i 25 km/h e potranno essere guidati solo dai 14 anni su strade urbane, pena multe fino a 800 euro; fondi alla cassa integrazione con particolare attenzione per gli ex dipendenti Ilva; il ritorno per intero del gettito dell’Rc Auto nelle casse delle Regioni; sei milioni di euro in quattro anni per aiutare Roma Capitale nell’acquisto di autobus ecologici e il ‘Salvanapoli’ che aiuta i conti dissestati dell’amministrazione De Magistris.

Il punto sulla Bonafede – Approvata a fine 2018 da Lega e 5 Stelle, la riforma prevede lo stop alla prescrizione nei processi penali dopo la sentenza di primo grado. La prescrizione è l’interruzione del processo trascorso un certo periodo di tempo. La riforma è stata all’epoca molto contestata, sia da parti civili sia dal PD. Giovedì 13 febbraio si è tenuto un consiglio dei ministri per concordare alcune modifiche alla riforma: la prescrizione al primo grado si fermerà in caso di condanna e proseguirà in caso di assoluzione; in caso di assoluzione in appello dopo una condanna il ‘timer’ della prescrizione ricomincerà a ticchettare recuperando anche il tempo in cui è stato fermo. Al tavolo del governo non erano presenti, per ribadire la totale contrarietà di Italia Viva alla riforma, i ministri Teresa Bellanova, politiche agricole e forestali, e Elena Bonetti, pari opportunità, non si sono presentate. È stato l’ennesimo gesto di sfida agli alleati di Matteo Renzi, dopo voti contrari in Parlamento e nelle commissioni e le minacce di sfiduciare il ministro Alfonso Bonafede. Il segretario democratico Nicola Zingaretti ha ribadito il sostegno del suo partito al compromesso raggiunto sulla riforma.