Riaprire gradualmente per non pagare gli effetti della crisi economica e sociale prodotta dal lockdown forzato. Sarebbe questa la strategia del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dei membri della task force di Vittorio Colao per la cosiddetta “fase due” che partirà il prossimo 4 maggio. La prima relazione dei consulenti nominati dal premier è stata consegnata mercoledì a Palazzo Chigi: dal primo lunedì del mese potrebbero rientrare a lavoro 2,8 milioni di italiani rispettando le norme di igiene e di sicurezza. A riaprire per prime sarebbero le fabbriche del settore tessile e manifatturiero, considerate a rischio “medio-basso”, e alcuni negozi, mentre i ristoranti inizialmente potranno fare solo servizio di asporto fino all’11 maggio. Le regole per la ripartenza e l’allentamento delle misure di lockdown saranno specificate nel decreto che dovrebbe arrivare nel fine settimana.

Vittorio Colao

Fabbriche – La riapertura delle fabbriche e delle attività commerciali dovrà partire seguendo un protocollo specifico: il distanziamento di almeno un metro, l’obbligo di mascherine e guanti, il termoscanner all’ingresso delle fabbriche e i turni di lavoro scaglionati per evitare assembramenti.

Gli spostamenti – Secondo quanto si apprende, sarà possibile muoversi tra comuni e all’interno delle singole regioni, ma per il momento rimangono esclusi gli spostamenti tra regioni diverse. Una decisione in merito dovrebbe arrivare nelle prossime settimane, sperando che la curva del contagio continui a scendere. Ancora da decidere invece la questione dello spostamento nelle seconde case.

Trasporti – Guanti e mascherina saranno obbligatori, e le misure della task force del governo prevedono regole a tutela di chi dovrà a utilizzare i mezzi pubblici dopo il 4 maggio. Si stima che 2,8 milioni di persone riprenderanno a lavorare e che il 15% di questi si sposterà con tram, autobus e metropolitane, dove il rischio di aggregazione è maggiore. Per garantire che vengano rispettate le disposizioni sul distanziamento sociale anche a bordo dei mezzi, sarà necessario diminuire la presenza dei passeggeri del 40% per ogni tratta rispetto al periodo pre-Coronavirus. Come? Un’ipotesi riguarda gli incentivi allo smart-working e l’utilizzo di auto aziendali, che dovrebbero aiutare a quasi dimezzare il numero dei passeggeri sui mezzi pubblici. Anche i comuni si stanno muovendo per offrire delle alternative che riducano gli assembramenti. A Milano, il sindaco Giuseppe Sala ha annunciato la trasformazione di 35km di strade cittadine in piste ciclabili e pedonali, oltre al potenziamento e a offerte sull’utilizzo di bici e scooter elettrici.

Stazioni – Nelle stazioni si prevede la misurazione della temperatura dei passeggeri all’ingresso e all’uscita, la creazione di cartelli con le raccomandazioni per i passeggeri che, se non rispettate, potranno portare all’interruzione del servizio per motivi di sicurezza sanitaria. Previsti percorsi separati per chi entra e per chi esce dalla stazione, mentre all’interno dei vagoni saranno presenti dei marker che indicheranno i posti da lasciare liberi per assicurare la distanza di sicurezza.

Autobus e metro – Nel caso dei mezzi pubblici cittadini, non essendoci la possibilità di prenotare il posto a sedere, saranno adottate soluzioni alternative. Nella bozza del ministero si propone di aumentare le corse giornaliere per gli autobus, permettendo ai passeggeri di salire solo dalle porte centrali, e di entrare solo nel caso in cui fossero disponibili posti a sedere distanziati (quindi non uno accanto all’altro, o di fronte). Nel caso delle metropolitane, sarà possibile accedere ai binari solo con biglietti elettronici e i display segnaleranno la possibilità di salire sul convoglio o se sarà necessario aspettare quello successivo. Delle telecamere intelligenti rileveranno il livello di saturazione sulle banchine, mentre delle sbarre consentiranno l’accesso solo a un numero limitato di persone.