Sono bastate poche ore perché si delineasse un solo vero vincitore nella competizione elettorale del 4 marzo 2018. Il Movimento 5 Stelle non ha deluso i suoi elettori. Esattamente come loro non hanno tradito il movimento, scegliendolo alle urne. Già dai primissimi exit poll e dalle proiezioni, il risultato dei pentastellati ha superato il 30%. Percentuali inedite per un’unica lista, soprattutto in questo momento storico. E soprattutto al sud dove, per Swg, il movimento fondato da Beppe Grillo ha superato il 50%. Ma a contendersi lo scettro di vincitore di questa tornata elettorale c’è anche il centrodestra, che risulta la prima forza politica del paese con il 36,9% dei voti.
Il peso di Salvini – Il peso specifico nella coalizione di centrodestra appartiene a Matteo Salvini e alla «sua» Lega, che lui stesso ha contribuito a trasformare in qualcosa di profondamente diverso dalle origini. E che, fino a pochi anni fa, si presentava come «Lega Nord» alle competizioni elettorali. Il partito guidato da Salvini, che ha preso da solo il 17% (superando di tre punti Silvio Berlusconi e la sua Forza Italia), detiene quindi la leadership a destra. E più degli alleati avrà voce in capitolo nelle formazioni e nel dialogo con i vincitori.
Cosa succederà – Gli scenari, ora, potrebbero essere diversi. A partire dal fatto che non esiste una vera maggioranza in grado di guidare il Paese. Ma il dato certo è che, probabilmente, non ci saranno nessuna grande coalizione e nessun governo di scopo, ampiamente bocciato dai risultati elettorali.
Le decisioni del Colle – Il Presidente della Repubblica, in questa situazione, avrebbe tutto l’interesse a formare un esecutivo in grado di reggere e di governare il Paese. Resta ora da comprendere a chi affiderà il primo incarico esplorativo fra le due forze vincitrici, M5s e Lega, che intanto potrebbero spartirsi le presidenze di Camera e Senato. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, al pentastellato Roberto Fico potrebbe andare la terza carica dello Stato, mentre al leghista Roberto Calderoli spetterebbe la seconda.
Decisioni rimandate al 23 marzo – Per il Quirinale, però, sono i numeri parlamentari a determinare la riuscita di ogni Governo. Non esistono degli automatismi costituzionali nel decidere a chi dare il compito di tentare la formazione di un esecutivo di coalizione. Dopo le consultazioni, infatti, l’incarico andrà a chiunque abbia l’effettiva possibilità di formare un esecutivo stabile e che abbia i numeri alle Camere. Un primo test sarà proprio l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, già fissata per il 23 marzo, dove si vedrà l’effettivo peso delle nuove forze insediate in Parlamento.