Ironia della sorte: la zona padana per eccellenza, la “Bassa”, ha sconfitto la Lega e ha deciso di rimanere rossa. Se il Pd non avesse vinto nelle province di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ravenna, oggi staremmo parlando di un’Emilia-Romagna passata alla Lega. Rimanendo sulla sponda emiliana del Po, il centrodestra vince nelle province di Piacenza, Parma e Ferrara, ma non basta per aggiudicarsi il governo della Regione. Le sezioni scrutinate sono ormai 4490 su un totale di 4520: Stefano Bonaccini (centrosinistra) è al 51,6%, Lucia Borgonzoni (centrodestra) al 43,7% e Simone Benini (Cinque Stelle) al 3,5%. (Tutti i risultati)
Le città della “Bassa” – La partita delle regionali in Emilia Romagna si è giocata su quella cintura di città che tagliano diagonalmente il centro nord. Uno dei centri nevralgici dell’industria made in Italy. Solo per dare un’idea: Ferrari, Maserati e Lamborghini sono nate tra Modena e Bologna. Nella patria di tortellini e mortadella, il governatore uscente ha conquistato una netta maggioranza sull’avversaria. Il Pd ha espugnato persino Bibbiano (Reggio Emilia), il paese in cui era stato mediaticamente “crocifisso” per la vicenda delle finte adozioni. Qui Bonaccini si è affermato con il 56,7% dei consensi (3.039 voti), contro il 37,43% della sfidante Borgonzoni (2006 voti). Proprio colei che aveva indossato in Senato la tanto discussa t-shirt con scritto “Parlateci di Bibbiano”. Se si osserva la mappa regionale dei risultati, è curioso notare che dove passa l’autostrada del sole (A1), ha stravinto il centrosinistra. Invece, ironia nell’ironia, a Brescello (Reggio Emilia), il borgo dove Giovanni Guareschi ambientò le storie di Peppone e Don Camillo, talmente comunista da ospitare un militante che si tagliava i capelli a forma di falce e martello per trasformare il gesto di togliersi il cappello in un atto di propaganda, proprio a Brescello Borgonzoni ha ottenuto un lusinghiero 57,67% contro il 37,80 dell’avversario.
Tonfo dei Cinque stelle – Il Movimento 5 stelle non supera nemmeno il 4% dei voti nella regione in cui è nato. Era l’8 settembre 2007 quando dal palco del V-day di Bologna, Beppe Grillo gettò le basi di quello che sarebbe diventato il Movimento 5 stelle. Il candidato Simone Benini si consola così: «Possiamo dire di essere soddisfatti come M5s, constatiamo che chi è sparito dall’Emilia-Romagna non sono i cinque Stelle ma è Forza Italia, che forse non avrà nemmeno un seggio». E rincara la dose commentando così la vittoria del Pd: «Noi abbiamo parlato di temi in questa campagna e Bonaccini ha rilanciato i nostri temi, quindi va benissimo, più copiate i nostri programmi e meglio è».
Il “Pilastro” di Bologna – Non sembra aver ripagato l’episodio della citofonata di Matteo Salvini ad una famiglia di tuinisini nel quartiere di Pilastro, a Bologna. Proprio nel rione la destra scende e la sinistra sale. Il Pd ha qui ottenuto il 41,9% (alle Europee del 2019 aveva il 39,5%); la Lega il 19,1% (alle Europee del 2019 aveva il 23,5%). «L’errore del centrodestra? Lo ha fatto Salvini che ha oscurato completamente la sua candidata. Ha voluto un referendum su di lui e questo è il risultato», ha detto il sindaco di Bologna Virginio Merola. «Il Pilastro? È stato il secondo Papeete di Salvini».