Era l’uomo col trolley, ora lo ha ripreso in mano. Per un motivo diverso, però. Nel 2018, Carlo Cottarelli arrivò al Quirinale con una valigia per ricevere da Sergio Mattarella l’incarico di formare un governo tecnico dopo che le trattative per costituire un governo Movimento 5 Stelle – Lega si erano arenate sullo scoglio Paolo Savona. Oggi riprende la valigia per lasciare la politica dopo la breve parentesi iniziata a fine settembre. Non si sentiva più a suo agio nel Partito Democratico e quindi ha deciso di abbandonare: non solo il gruppo dem al Senato, ma proprio la poltrona: l’economista di Cremona ha annunciato che si dimetterà dalla carica di senatore la prossima settimana. A pesare è stato un disallineamento rispetto ai valori del Pd a trazione Schlein: «lo spostamento del pd in un’area lontana dai miei valori liberaldemocratici ha facilitato la decisione». Non rimarrà disoccupato: Cottarelli ha accettato una proposta da parte dell’Università Cattolica per dirigere (a titolo gratuito) un «programma per l’educazione di Scienze sociali ed economiche per gli studenti delle scuole superiori».
Nemico del debito – Una scelta inusuale, quella di non aderire al gruppo misto e di lasciare definitivamente l’incarico di senatore, ma che è in linea col rapporto tecnicistico che Cottarelli ha sempre avuto con la politica. Economista rispettato, al Fondo monetario internazionale dal 1988 (dove ha diretto il dipartimento per gli Affari fiscali dal 2008 al 2013), il primo incontro con gli ambienti romani è stato nel 2013 quando venne nominato commissario straordinario per la spending review dall’allora presidente del Consiglio Enrico Letta. È stato definito, in quell’occasione, il «nemico del debito pubblico», viste le sue dichiarazioni contro l’eccessivo aumento del deficit. Nel 2014, dopo la nomina a direttore esecutivo del board del Fmi, ha lasciato l’incarico e, di conseguenza, anche la politica.
Presidente incaricato – Nel 2018, dopo la bocciatura da parte di Mattarella della nomina di Savona a capo del dicastero dell’Economia, Cottarelli fu incaricato dal presidente della Repubblica di formare un governo tecnico. Anche in questo caso, il tema del debito pubblico fu centrale: Savona prospettava un aumento della spesa pubblica spericolato collegato al rifiuto di rimborsare il debito corrente, portando il Paese verso il rischio default. Cottarelli la pensava esattamente al contrario: il default non era auspicabile per l’Italia, che al contrario avrebbe dovuto ripianare il debito. La sua attenzione su questo tema spinse Mattarella a individuare in lui la figura adatta a guidare il Paese fino a nuove elezioni. Il tentativo di formare un governo, però, non andò in porto.
Dai lib ai dem – Cottarelli ha fatto ritorno in politica nel 2019, aderendo a “Voce libera”, un’associazione interna a Forza Italia. Nel 2021 si è allontanato dal partito di Berlusconi per divenire presidente di “Programma per l’Italia”, un comitato promosso da principalmente da Azione e +Europa per presentare un programma di governo che di matrice liberale. Alle politiche del 2022, però, si è candidato al Senato sostenuto dalla coalizione di centro-sinistra. Eletto, è entrato nel gruppo del Pd, ma a distanza di poco più di sette mesi ha deciso di rinunciare all’incarico. A pesare sulla decisione finale è stato un mix di fattori: la proposta della Cattolica, ma anche lo spostamento a sinistra del Pd dopo l’elezione di Elly Schlein come segretaria. In particolare, Cottarelli ha dichiarato di non trovarsi allineato alle posizioni del partito sul «tema dell’energia nucleare, il termovalorizzatore, il freno al superbonus, anche l’utero in affitto o alcuni aspetti del Jobs Act». Questi, però, non sono i punti nevralgici del problema, come ha spiegato lo stesso Cottarelli: il tema fondante della decisione è soprattutto «Il ruolo del merito nella società e il peso che deve avere l’uguaglianza delle opportunità rispetto all’uguaglianza redistributiva». Temi importanti, ma con pesi relativi, dice Cottarelli: «Quando ho deciso di partecipare alla campagna elettorale del Pd sono andato a leggere il documento dei valori, l’ultimo che c’era, quello del 2008: merito e opportunità erano scritti con chiarezza. Nel documento del 2023 il merito era sparito, anche un po’ criticato».
Il giudizio sul Pd, però, non è critico: Schlein ha «fatto bene a spostare il Pd a sinistra», perché ora il messaggio che arriva da via Sant’Andrea delle Fratte è più chiaro, oltre che «più coerente con quello che dovrebbe avere un partito di sinistra».
Cottarelli sarà sostituito al Senato da Cristina Tajani, 44 anni, già assessora al Lavoro e allo Sviluppo economico del Comune di Milano dal 2011 al 2021.