foto Wikimedia Commons/ Senato della Repubblica

«Ragazzi, c’è stato un ripensamento». Il senatore Luigi Vitali è tornato nei ranghi all’una e mezza del mattino di oggi, 28 gennaio, dopo una serata da “responsabile”. Si era congedato dai colleghi di Forza Italia la sera prima, intorno alle 21:30, con una nota stringata: «Ho preso la decisione di sostenere il professor Conte. È stato un onore lavorare con voi». In poche righe, cancellava una vita politica da fedelissimo berlusconiano e si aggiungeva al novero dei “volenterosi” pronti ad appoggiare un eventuale governo Conte-ter. Ma il suo sostegno al presidente del Consiglio dimissionario è durato solo quattro ore, poco più di un film di Martin Scorsese.

Andata e ritorno – La decisione di Vitali di entrare nel gruppo dei “responsabili” (formalmente “Europeisti-Maie-Centro democratico”) era maturata dopo un colloquio serale a Palazzo Chigi con Giuseppe Conte in persona. «Stimo il presidente del Consiglio e mi auguro si possa far nascere un nuovo gabinetto con un progetto di futuro del Paese», dichiarava al Corriere della Sera, aggiungendo di non essere d’accordo con il centrodestra sull’opportunità di andare al voto: «Questo non è il momento di tornare alle urne». Dopo il suo comunicato, però, il senatore pugliese ha ricevuto le telefonate prima di Silvio Berlusconi e poi, verso mezzanotte, di Matteo Salvini. Il primo gli ha ricordato il passato insieme. Il leader leghista, invece, lo ha convinto a tornare all’opposizione usando un tema che gli è molto caro: «Mi ha detto che è disposto a parlare con chiunque delle riforme, a partire da quella della Giustizia», ha dichiarato Vitali all’Ansa.

Le sue leggi – Berlusconiano della prima ora, in cinque legislature con FI/PDL (quattro da deputato e una, quella attuale, da senatore), il nome di Luigi Vitali è stato associato a controversi provvedimenti legislativi proprio in tema di Giustizia. Nel 2002 era stato lui a presentare gli emendamenti alla riforma del diritto societario che hanno depenalizzato alcune fattispecie del reato di falso in bilancio. Una misura che ha sortito l’effetto di cancellare un processo a carico del leader forzista e che la critica identificò come legge “ad personam” pro Berlusconi. Nel 2005 fu anche relatore della norma “ex Cirielli”, che aiutò l’ex premier accorciando i termini di prescrizione nel processo Mills.

Candidato al CSM – Nel 2014 Forza Italia propose Vitali come componente laico del Consiglio superiore della magistratura. Ma la sua candidatura non andò a buon fine, complice anche un’indagine che lo vedeva imputato per falso ideologico, per il quale fu assolto.

La reazione – Le telefonate di Berlusconi e Salvini, insomma, hanno fatto capire al senatore che, da garantista, non avrebbe potuto appoggiare un presidente del Consiglio il cui Governo ha approvato il blocco della prescrizione penale dopo la sentenza di primo grado. E oggi, ad Ansa, dice: «È inaccettabile pensare che in un Paese civile siano stati aboliti i termini di prescrizione quando i processi hanno già una media di durata al di là di tutti gli standard europei». Intanto, il gruppo degli Europeisti prende atto della smentita di Vitali: «L’abbiamo letta stamani sui quotidiani. Ribadiamo comunque la nostra stima nei confronti del collega», dichiarano Raffaele Fantetti e Andrea Causin, presidente e vicepresidente del gruppo.