Da cantieri veloci ed efficienti a ruspe ferme per intervento delle autorità. Che non ripartiranno a breve vista la decisione del comune di togliere il suo appoggio al decreto Salva Milano. Nel capoluogo lombardo sono circa 150 le costruzioni attenzionate dalla magistratura per l’utilizzo improprio della procedura denominata Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). Questa modalità permette di avviare, modificare o cessare una costruzione immobiliare in modo rapido, senza dover attendere un’autorizzazione della Pubblica Amministrazione. I costruttori però grazie al beneplacito di alcuni funzionari comunali l’hanno utilizzata in maniera indebita. Proprio su queste indaga la procura che sta lentamente ricostruendo queste irregolarità.
La procedura – La Scia nasce con lo scopo di agevolare le ristrutturazioni, è concessa solo a coloro che non vogliono modificare la volumetria e non hanno intenzione di cambiare la destinazione d’uso dell’edificio. Per la procura, non saremmo di fronte ad una «ristrutturazione», se però il nuovo edificio costruito supera i 25 metri di altezza e ha una superficie di almeno 3 metri cubi per ogni metro quadrato. Le indagini che i pm Petruzzella-Clerici-Filippini stanno svolgendo contestano proprio questo fatto: aver qualificato ristrutturazione quella che in molti casi era una nuova costruzione. Oltre tutto in alcuni casi, sono stati cementificati anche i cortili. Queste aree avrebbero dovuto ospitare costruzioni non più alte di quelle dell’edificio preesistente ma ad esempio, per lo studentato di via Lepontina 4, questo non è stato rispettato.
I grattacieli – A Crescenzago, nella zona nord est della città, il caso più esemplificativo. Le Park Tower prima di essere grattacieli da più di 50 metri erano due piccole abitazioni alte due piani. I costruttori hanno utilizzato una semplice Scia per demolire e poi ricostruire completamente l’area. Le due strutture hanno una storia simile a quella della Torre Milano di via Stresa. Il palazzo di 24 piani è stato considerato dal Comune una ristrutturazione, anche se prima del grattacielo lì c’erano due abitazioni molto più ridotte. Per la magistratura anche in questo caso si parla di “lottizzazione abusiva”. Infatti ci sarebbe stata una “trasformazione edilizia urbanistica” in assenza di un “piano urbanistico attuativo”. Tra coloro che sono finiti a processo, nel caso della Torre Milano c’è Giovanni Oggioni, ex dirigente comunale, indagato per corruzione nella giornata del 5 marzo per aver ricevuto tangenti da due aziende costruttrici.