Congiungere i quattro disegni di legge depositati al Senato con il Ddl Zan approvato dalla Camera. Con questa motivazione il presidente della Commissione Giustizia Andrea Ostellari (Lega) ha fatto slittare l’approdo del testo nell’aula principale di Palazzo Madama. Il provvedimento è stato rinviato alla presidente della Camera alta Elisabetta Casellati e la commissione dovrà dunque attendere prima di calendarizzarne la discussione. Terminata questa, la bozza passerà a Palazzo Madama senza essere votata in Commissione. Quest’ultima opera infatti solamente nella cosiddetta sede referente. Inevitabili le polemiche, con accusa di ostruzionismo al Centrodestra. Anche se la decisione ha ottenuto l’appoggio di tutto l’ufficio di presidenza (che comprende i maggiori partiti).

Cosa dice il regolamento – Il presidente Ostellari ha citato l’articolo 51 del Regolamento del Senato che prevede che «quando sia posto all’ordine del giorno di una Commissione un disegno di legge avente un oggetto identico o strettamente connesso rispetto a quello di un progetto già presentato alla Camera dei deputati, il Presidente del Senato ne informa il Presidente della Camera per raggiungere le possibili intese». Le quattro proposte – oltre al Ddl Zan – presentate a Palazzo Madama sono a prima firma di due senatrici grilline (Alessandra MaiorinoElvira Evagelisti), di una delle Autonomie (Julia Unterberger) e della dem Monica Cirinnà (già promotrice della legge sulle unioni civili).

Il dibattito – Il disegno di legge continua dunque a creare dibattito: il senatore leghista Simone Pillon ha precisato che rimane «ideologico» per cui «la posizione del suo partito non cambia». Una decisione confermata anche dal segretario Matteo Salvini: «Violenza e discriminazione sono già reato. La durezza con cui devono essere puniti questi atti non può e non deve essere messa in conflitto con la libertà di pensiero e di agenda politica su temi etici fondamentali». Il deputato Alessandro Zan ha aggiunto a sua volta: «Con oggi gli alibi sono finiti. Se si tratta solo di un problema tecnico la prossima settimana si dovrà dare il via libera ai lavori». E il suo compagno di partito Franco Mirabelli si aspetta una risposta dalla presidente «tra oggi e domani per poter andare in ufficio di presidenza la prossima settimana e chiedere la calendarizzazione». Alla «sensibilità» della presidente si affidano anche la senatrice Alessandra Maiorino e il deputato Giuseppe Brescia: «Ci aspettiamo una risposta rapida». Anche se i componenti pentastellati della Commissione Giustizia parlano di «melina»

L’approvazione alla Camera – Il disegno di legge era stato approvato a scrutinio segreto dalla Camera dei Deputati il 4 novembre. 265 deputati votarono a favore, 193 contro e uno si astenne. Contrari al ddl si erano detti i parlamentari del centro-destra (anche se cinque deputati di Forza Italia lo avevano appoggiato). Con il governo Draghi e l’entrata di Lega e Forza Italia nella maggioranza, la discussione del testo rischia però di innescare alcuni problemi.

Cosa prevede la norma – Come riporta Sky Tg24, tra le novità del provvedimento è prevista la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro per chi commette atti di discriminazione fondati «sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità». L’introduzione di una pena per gli atti di discriminazione nei confronti dei diversamente abili è stata introdotta anche con il voto del centrodestra. Il testo prevede anche il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi e la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi partecipa o aiuta organizzazioni aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza con i fini indicati. Inoltre, per qualsiasi reato commesso per le finalità di discriminazione o di odio la pena viene aumentata fino alla metà. Il condannato può però ottenere la sospensione condizionale se presta un lavoro in favore delle associazioni di tutela delle vittime dei reati. Prevista anche l’istituzione (il 17 maggio) della giornata nazionale contro l’omofobia, già prevista dall’Onu. Le scuole di ogni ordine e grado dovranno infine inserire nella propria offerta formativa programmi di sensibilizzazione a questo tipo di discriminazioni.