«Numeri spietati, territori che si svuotano, comunità che muoiono». Non è l’incipit di un romanzo distopico, ma la fotografia scattata da Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, nell’audizione parlamentare dedicata alla transizione demografica. «Il governo ha deciso di non girarsi dall’altra parte», ha affermato, richiamando l’urgenza di affrontare la questione con un disegno strategico e una visione di lungo termine. Secondo il ministro, la transizione demografica avrà effetti diretti sulla sostenibilità del debito pubblico e sulla crescita economica. «Non si tratta di una peculiarità italiana, ma di una tendenza comune a molte economie avanzate», ha precisato. Tuttavia, le stime indicano una dinamica particolarmente marcata nelle regioni italiane meridionali, dove la popolazione potrebbe diminuire di oltre 3 milioni entro il 2050, con implicazioni anche per la programmazione delle risorse territoriali. Le cifre parlano chiaro: al Sud, entro il 2080, potrebbero mancare quasi otto milioni di abitanti; intanto la fecondità crolla in tutto il Paese. «Di fronte a un ridimensionamento quantitativo – ha dichiarato Giorgetti -sarà necessario puntare su una migliore qualità».
Il piano – Il governo, ha spiegato Giorgetti, vuole aumentare i sostegni alle famiglie. Da una parte, con un tavolo tecnico che si occuperà di rivedere la normativa sull’Isee, dall’altra promuovendo politiche aziendali a favore della natalità e della genitorialità.
La scuola – ln tutto questo, si iscrive l’organizzazione del sistema scuola alla luce di una perdita già certificata del 5,2% degli studenti tra il 2018 e il 2023. Dopo la sforbiciata già impressa con l’ultima manovra, 5.660 docenti e oltre 2.000 unità Ata in meno, il governo si sta preparando a ridurre ancora le risorse: ci sarebbe anche l’idea di una scuola superiore più corta di un anno. Un approccio che, secondo i sindacati, rischia di trasformare un’occasione, quella di classi meno affollate e più qualità, in una nuova stagione di tagli. «Meno alunni non significa meno bisogno di scuola, ma più opportunità per migliorarla», ha ammonito Giuseppe D’Aprile, segretario generale della Uil Scuola.