Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, è intervenuto nella Direzione Nazionale del Pd

Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, è intervenuto alla Direzione Nazionale del Pd

Il segretario del Pd e premier Matteo Renzi è un leader sicuro dei numeri e del percorso di governo. O almeno questo è il messaggio che lunedì 8 giugno ha voluto lanciare al suo partito in via del Nazareno. Dove i democratici hanno convocato la direzione nazionale per decidere come reagire alla mezza sconfitta nelle elezioni regionali dello scorso 31 maggio.

In un intervento durato un’ora e mezza, Renzi non ha negato i “campanelli d’allarme” suonati nelle urne: l’astensionismo, il successo della Lega che “gioca la carta della paura”, il Movimento 5 Stelle riconfermato terza forza politica. Ma per il segretario il bicchiere è mezzo pieno: «Abbiamo il governo di 17 Regioni su 20, difficile far capire all’estero che si pensa di aver perso. Ora tutto il Sud è nelle nostre mani». A mostrare l’altra metà è il dissidente Gianni Cuperlo: «Sì è descritto il sindacato come burocrazia e l’articolo 18 come un ostacolo. Se non abbiamo tenuto il 41 per cento né sconfinato nel campo degli altri, vuol dire che l’idea di colpire una parte della sinistra deve uscire molto ridimensionata».

Il risultato elettorale ha seguito una campagna piena di divisioni interne al Pd, sulla scia di quelle legate al programma di riforme istituzionali di Palazzo Chigi. Il ddl Scuola in discussione al Senato è uno degli oggetti del contendere. Fuori dal Largo Nazareno alcuni insegnanti manifestano il loro dissenso e invitano Stefano Fassina, uno dei più critici, a dimettersi. «Non ho nei miei piani di iscrivermi alla Coalizione Sociale di Landini», risponde il deputato facendo riferimento al movimento del numero uno della Fiom. Renzi sostiene di avere tutti i numeri per fare approvare la riforma ma si dice disposto ad avviare un confronto nei prossimi 20 giorni all’interno dei circoli. Forse per concedere il diritto di replica alla minoranza dem, ma è da capire se il premier sia anche disposto a rivedere il testo. L’ex sindaco di Firenze propone anche un codice di condotta interno al partito: “chi vuole fermarmi mi sfiduci”, è la sintesi dell’idea di Renzi sulle discussioni interne.

La dialettica interna ha animato anche le recenti amministrative e tanto meno sembra fermarsi dopo il voto. A parlare in direzione è anche uno dei protagonisti, il neoeletto governatore della Campania Vincenzo De Luca: «Contro di me c’è stata un’iniziativa che era sul piano umano volgare e diffamatoria, sul piano politico infame e sul piano costituzionale eversiva». L’attacco è rivolto a Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, rea di averlo dichiarato un candidato “impresentabile”. Oltre alle polemiche, continua la sfilza di defezioni. L’ultimo in ordine di tempo è Andrea Ranieri. Il ligure, sostenitore di Luca Pastorino alle regionali, annuncia durante la direzione di lasciare il partito. E potrebbe unirsi a “Possibile” di Pippo Civati. La nuova esperienza politica dell’ex consigliere lombardo verrà presentata ufficialmente il 21 giugno.

Marta Latini