Ricucito, almeno in parte, il piccolo foro che si era aperto nella tela che tiene assieme la maggioranza. In Senato, questa mattina, è stato approvato il Dl Lavoro con 96 voti favorevoli. Il centrodestra era andato sotto il 21 giugno, proprio durante la votazione degli emendamenti dello stesso decreto, per la mancanza di due senatori di Forza Italia. Il Dl lavoro è una delle misure identitarie del governo, presentata in maniera simbolica da Giorgia Meloni in persona durante la festa dei lavoratori. Tutto risolto, quindi, almeno sul piano pratico. Ma la mancata approvazione resta comunque un segnale: Forza Italia, dopo la morte di Berlusconi, è in crisi. La mattinata del 21 giugno era iniziata in salita per il governo. Alla Commissione Esteri era comparso un documento scritto dal ministero dell’Economia che raccomandava la ratifica della riforma del Mes (Meccanismo Europeo di stabilità), provvedimento contro cui Lega, Fratelli d’Italia e una parte di Forza Italia lottano da circa quattro anni.

Dl lavoro – Il decreto lavoro è stato presentato il 1 maggio ed è entrato in vigore il 5 maggio. L’approvazione in Senato del 22 giugno permette la prosecuzione dell’iter che dovrebbe portare alla sua conversione in legge. Ora la palla passa alla Camera che ha fissato la discussione generale per lunedì 26 giugno, cioè una settimana prima del 3 luglio, ultimo giorno utile per la coversione in legge. L’episodio di Palazzo Madama con i deputati di Forza Italia Claudio Lotito e Dario Damiani che non si sono presentati alla votazione, ha portato il voto sul 10 a 10 senza far passare il testo.  Rassicurazioni sono poi arrivate sia dai due senatori Lotito e Damiani secondo cui «si è trattato solo di un contrattempo, eravamo impegnati con altro» sia dal presidente del Senato Ignazio La Russa: «è stato un incidente di percorso procurato da un ritardo di 5 minuti, erano a un cocktail di compleanno». Meno tranquilla la reazione delle opposizioni. Per Elly Schlein, segretaria del PD: «La verità è che questo esecutivo non sta in piedi, incapace di passare dalla propaganda ai fatti». Secondo Giuseppe Conte, leader del M5s: «È un governo incapace, inutile e dannoso»

Mes – Piccole tensioni nella maggioranza erano già cominciate qualche ora prima del voto in Senato. Sul tavolo della Commissione Esteri è comparso un  documento preparato da Stefano Varone, capo di gabinetto del ministro della Lega Giancarlo Giorgetti. Nel testo vengono esaminati e confutati tutti i principali argomenti contro la ratifica del Mes che buona parte del centrodestra aveva espresso negli ultimi anni. Per esempio, non sembra vero che una sua ratifica causerà un aumento dello spread. Al contrario, secondo quanto scrivono i tecnici del ministero:«Sulla base dei riscontri ricevuti da analisti e operatori di mercato, è possibile che la riforma del Mes porti ad una migliore valutazione del merito di credito degli Stati aderenti». Sembra altrettanto fallace l’idea che la ratifica finale delle modifiche possa spaventare i mercati. Il ministero dell’Economia ha di fatto smontato le posizioni da sempre sostenute da personaggi di primo piano dell’attuale maggioranza. La discussione sulla ratifica delle modifiche del Meccanisimo Europeo di stabilità resta, dunque, aperta.