Beppe Grillo l’aveva già detto a marzo. «Bisogna far votare a 16 anni ed entrare in Senato a 18 anni, come nei Paesi normali: Austria e Francia». E il Movimento 5 Stelle, nell’aula di Palazzo Madama, converte le parole in fatti. Tra le cinque mozioni presentate in Senato il 29 maggio ce n’è una firmata dai parlamentari grillini, in cui si chiede, per l’appunto, l’abbassamento del diritto di voto a 16 anni. Una richiesta che punta dritta a un elettorato potenzialmente molto ricco, visto che il Movimento piace soprattutto ai giovani e, alle elezioni dello scorso febbraio, il 47 per cento degli elettori tra i 18 e i 24 anni ha votato per il partito pentastellato.

Gli altri punti della mozione riguardano il tetto massimo di mandati elettorali, l’abolizione delle Province, riduzione dei parlamentari e dei consiglieri regionali, e «l’incandidabilità alla carica di deputato e senatore di coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva per delitto non colposo». I grillini chiedono poi più garanzie per l’opposizione e vorrebbero  «un innalzamento del quorum necessario all’adozione e alla modifica dei Regolamenti parlamentari». In entrambe le Camere le sedute sono valide se il numero legale della metà più uno dei membri è assicurato, mentre il quorum delle deliberazioni è diverso tra Senato e Camera dei deputati: nel primo gli astenuti vengono considerati votanti, nella seconda no.

Tutti punti, insomma, su cui il Movimento ha costruito il suo programma e le sue battaglie. I modelli citati da Grillo sull’abbassamento dell’età di voto – Francia e Austria – non sono però così corretti. L’imprecisione è stata subito rilevata da Pagella Politica. A conti fatti, su quattro numeri citati da Grillo, tre non sono corretti: in Francia si vota a 18 anni (e non a 16), e in Senato, sia in Francia che in Austria, non si può entrare appena maggiorenni, ma rispettivamente a 24 e 21 anni.

L’Austria ha però effettivamente introdotto, con la riforma del 2007, il voto a 16 anni. Un’eccezione a livello europeo, dove si vota a 18 anni, mentre nel resto del mondo possono andare alle urne anche i giovani di Brasile, Nicaragua, Cuba, Indonesia, Timor Est e Corea del Nord. L’esperimento austriaco, comunque, ha avuto risultati positivi e l’affluenza alle urne dei giovani tra i 16 e 17 anni nelle elezioni federali del 2008 è stata  dell’86 per cento. In Italia i liceali alle urne non possono ancora andare. Con un’unica (magra?) eccezione: le primarie del Pd.

Susanna Combusti