Lega primo partito, il centrodestra unito che sfiora il 50% dei consensi. Movimento 5 Stelle fortemente ridimensionato rispetto a tutte le passate tornate elettorali. Partito Democratico in caduta libera, ma la coalizione di centrosinistra riesce ad arrivare al 31% grazie ai voti delle liste civiche. Questo lo scenario post-elettorale delle Regionali 2019 in Abruzzo, dopo la conclusione dello spoglio delle schede che ha visto la vittoria di Marco Marsilio (FdI). Un risultato che potrebbe far tremare gli equilibri dell’esecutivo, ma il premier Giuseppe Conte ha subito precisato: «Sono elezioni regionali. Il dato mi sembra abbastanza chiaro, ma questo non cambia nulla per il governo centrale».

L’ascesa del centrodestra – Il dato definitivo dello scrutinio è stato reso noto alle 11.47 dell’11 febbraio. La coalizione di centrodestra – composta da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e altre due liste centriste – che ha supportato la candidatura del senatore in quota Fratelli d’Italia ha raccolto il 48,03% dei voti. È la Lega che ha dato la vera spinta a una nuova riproposizione del centrodestra unito, come non si vedeva dalle elezioni del 4 marzo 2018. Sono più di 160.000 le preferenze date al partito di Matteo Salvini che, dopo un anno di governo a livello nazionale, è diventato almeno in Abruzzo il primo partito, con il 27% dei consensi: il picco massimo nella provincia di Teramo, dove si è registrato un 33%, il minimo nell’Aquilano (23%).
Ribaltati i rapporti di forza con il partito di Silvio Berlusconi, che alle politiche del 2018 aveva ottenuto il 14,5%, a fronte del 13,9% della Lega. Persi 50.000 voti, Forza Italia si è assestata al 9% e ora gli azzurri devono prendere atto del risultato delle urne. Ma, nonostante il netto risultato, la decisione di presentarsi in Abruzzo come fronte unito ha dato nuova forza ai due alleati della Lega (Fratelli d’Italia al 6%) nel chiedere la rottura del patto di governo con i 5 Stelle e ad accettare una nuova soluzione di governo nazionale che ricalchi ciò che ora accadrà anche in Abruzzo.

Disastro 5 Stelle – Se la Lega è la vincitrice di questa prima prova elettorale dal 4 marzo 2018, il vero sconfitto è il Movimento fondato da Beppe Grillo. Rispetto a tutte le elezioni da quando i 5 Stelle si sono presentati in politica – erano le politiche del 2013 – , il voto del 10 febbraio ha costituito una forte battuta d’arresto per uno dei due partner di governo, che sicuramente sperava di incassare il gradimento di una regione del centro-sud dopo un solo anno di prova nell’esecutivo del Paese. Invece il crollo è clamoroso, se comparato alle elezioni politiche dello scorso anno: dal 39,9% al 20,2%, quasi dimezzato. Non ha convinto la candidata Sara Marcozzi, ma più in generale tutto il partito. Difficile attribuire la sconfitta alla sola scusante di una difficoltà generale del Movimento quando si presenta alle elezioni regionali.
Il calo è meno sensibile rispetto alla precedente tornata regionale del 2014 (21,4%), ma è difficile pensare che Luigi Di Maio avrebbe messo la firma su una frenata contenuta rispetto a 5 anni fa. Il dato non deve essere sovrastimato, anche se il confronto con la crescita impetuosa dell’altro partner di governo pone degli interrogativi pesanti sulla strategia che i 5 Stelle dovranno tenere nel futuro prossimo a livello nazionale. All’orizzonte ci sono le europee e il Movimento non si potrà permettere di subire una battuta d’arresto come quella che si è verificata ieri in Abruzzo.

Luci e ombre sul centrosinistra – Più complesso da analizzare il risultato ottenuto dalla coalizione di centrosinistra, guidata Giovanni Legnini (quota Pd). Il dato sembra restituire nuova linfa a uno schieramento messo a dura prova dall’esperienza di opposizione dell’ultimo anno – anche se va ricordato che la regione era a guida centrosinistra, quindi la sconfitta in Abruzzo è indiscutibile – e gli restituisce il secondo posto a 11 punti percentuali (31,28%) sopra il Movimento 5 Stelle.
Ma sono diversi i fattori che gettano ombre su questa apparente ripresa. In primis, appunto, il calo del 15% rispetto alle elezioni regionali del 2014, che avevano visto trionfare Luciano D’Alfonso con il 46% su Giovanni Chiodi, candidato di centrodestra, fermo al 29%: dopo 5 anni i rapporti di forza nella regione si sono esattamente invertiti.
In secondo luogo, il dato del Partito Democratico che continua a perdere consensi nel proprio elettorato (-47.000 voti rispetto alle politiche 2018) e scende in Abruzzo all’11%, con il risultato migliore nella provincia di Pescara, un 13%. Un dissanguamento politico, quello del Pd, che ha perso il 14% rispetto alle regionali del 2014. Se la coalizione di centrosinistra ha retto, il merito va alle liste civiche che hanno supportato la candidatura di Legnini: evitando un nuovo disastro elettorale a sinistra, hanno invece fatto aumentare di 10 punti percentuali il consenso rispetto alle elezioni dell’anno scorso. Le europee di maggio 2019 diranno se questa tenuta del centrosinistra è stata solo un risultato locale o se è lo specchio di un nuovo trend nazionale.