Sergio Mattarella e Fabio Pinelli

«Quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti ma quanto siamo stati credibili». Si presenta con queste parole Fabio Pinelli, nuovo vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Una frase simbolica arrivata in seguito all’annuncio ufficiale della vittoria da parte del capo dello Stato Sergio Mattarella in cui si ricordava Rosario Livatino, magistrato italiano ucciso nel 1990 dalla Stidda siciliana, per via delle sue indagini sull’operato della mafia nell’isola. Avvocato penalista, professore di diritto penale all’Università Ca’ Foscari di Venezia e membro del Comitato scientifico di Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine. Ruoli diversi che occupano solo una parte della carriera dellò’uomo di legge. Il primo, tra l’altro, a vincere come candidato del centrodestra.

Inizi – Classe 1966, di origine lucchese, Pinelli si laurea prima in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano per poi iscriversi all’albo degli Avvocati di Padova nel 1997. Traguardi che lo portano a iscriversi all’Albo speciale degli Avvocati – permettendogli di ricoprire la sua carica di fronte a giurisdizioni superiori, come la Corte di Cassazione.

Le difese – Negli ultimi anni, Pinelli è stato coinvolto, in qualità di difensore, nei processi di numerosi esponenti della Lega. In primis Luca Morisi, consulente d’immagine di Salvini, accusato – e poi prosciolto – di cessione e detenzione di sostanze stupefacenti. Il neo-eletto vicepresidente del Csm ha anche difeso il senatore Armando Siri, imputato per finanziamento illecito ai partiti. Da non trascurare anche il ruolo ricoperto all’interno delle vicende del Veneto guidato dal presidente Luca Zaia, durante alcuni processi legati a infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio regionale

«Parleremo poco» – Nella giornata del 26 gennaio si è tenuta la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Pinelli ha presenziato per la prima volta in veste di vicepresidente del CSM, sottolineando l’importanza di assicurare l’indipendenza del sistema giudiziario. Un obiettivo che secondo l’avvocato potrà essere raggiunto solo attraverso «il quotidiano esercizio del reciproco e franco confronto all’interno dell’Organo di governo autonomo». «Parleremo poco e lavoreremo tanto. Dovranno parlare i fatti» ha infine concluso.