Braccialetto elettronico, distanza minima di avvicinamento e maggiore prevenzione. Le misure per evitare i casi di femminicidio rimangono praticamente le stesse ma con un nuovo disegno di legge il Governo ambisce ad applicarle prima e più severamente. Mercoledì 7 giugno il Consiglio dei Ministri ha approvato i 15 articoli del cosiddetto «codice rosso rafforzato» che, a iter legislativo concluso, integrerà il già esistente «codice rosso» sui femminicidi, cioè la legge 69 del 2019. Il nuovo testo ha l’obiettivo di intervenire sulla prevenzione dando maggiore rilevanza penale ai reati spia, ovvero quei comportamenti abusanti e violenti che spesso anticipano i femminicidi.

Proposte – Le novità che il governo propone di introdurre in materia di femminicidi sono:

  • Applicazione automatica del braccialetto elettronico a chi si trova agli arresti domiciliari per violenze di genere. Ora il dispositivo è installato a discrezione del giudice, mentre con il nuovo ddl sarebbe applicato automaticamente a meno che il giudice non si opponga.
  • Estensione dei reati per i quali è previsto l’ammonimento.
  • La sorveglianza speciale, ora prevista in caso di stalking e maltrattamenti, sarebbe estesa anche ai casi di tentato omicidio, revenge porn e ai tentativi di sfregiare permanentemente l’aspetto della vittima.
  • Inasprimento delle pene per i soggetti che hanno in precedenza già ricevuto ammonimenti per comportamenti violenti, anche se commessi su persone diverse dalla vittima.
  • Le persone denunciate possono essere arrestate non solo in flagranza di reato ma anche in flagranza differita, cioè per le 48 ore successive al fatto se sono presenti foto o video che permettono di identificarlo come autore del reato.
  • I casi di violenza sulle donne potrebbero essere assegnati sempre agli stessi magistrati, così da formare persone esperte e specializzate in materia.

Critiche – Dai gruppi femministi arrivano le prime critiche alla proposta di legge. Donne In Rete (D.I.Re), associazione che gestisce case rifugio e centri antiviolenza, ha subito espresso il suo disappunto. Secondo la presidente Antonella Veltri, le misure contenute nel ddl «possono essere guardate con uno sguardo bonario ma non prevengono il fenomeno, arrivano quando è già avvenuto». Una prevenzione che dovrebbe dipendere, secondo Veltri, da un programma di sensibilizzazione nelle scuole. Questo, secondo la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, dovrebbe essere affidato alle stesse donne uscite dai circuiti di violenza. Ma, sostiene Veltri, «La formazione non può avvenire attraverso l’esibizione delle vittime e la spettacolarizzazione». «Questo disegno di legge» conclude la presidente di D.I.Re «dimostra ancora una volta che i centri che accolgono le donne non vengono ascoltati, non solo da questo governo ma anche da quelli precedenti. Evidentemente c’è una volontà di mantenimento dello status quo che non può far sperare nella riduzione dei femminicidi».

Iter – Carlo Nordio, ministro della Giustizia, ha annunciato in una conferenza stampa che questo disegno di legge sarà vagliato in Parlamento con una procedura d’urgenza: «L’iter sarà il più rapido possibile, sappiamo che queste cose non possono essere regolate con un decreto legge, vi sarà una corsia preferenziale».