«Io non ne sapevo nulla, non c’entro nulla». Il ministro dell’Interno Matteo Salvini si tira fuori dal caso del rimpatrio della figlia dell’ambasciatore della Nord Corea e addossa la responsabilità al collega Enzo Moavero Milanesi: «Chiedete al ministro degli Esteri». La dichiarazione arriva dopo che il vicepremier è stato chiamato dal Parlamento a riferire sulla vicenda. Il diplomatico da novembre è sparito nel nulla e ieri, 20 febbraio, è emerso che la ragazza sarebbe stata rimpatriata proprio in quel periodo.

Il caso – Tutto è iniziato a gennaio, quando la Sud Corea ha diffuso indiscrezioni riguardo la situazione dell’ambasciatore di Pyongyang a Roma. Dopo che Mun Jong-Nam era stato espulso dalla capitale come protesta per l’arsenale missilistico di Kim Jong-un, nell’ottobre 2017 Jo Song-gil aveva preso il suo posto nell’ambasciata dell’Eur. A novembre 2018 il suo incarico diplomatico sarebbe dovuto scadere e Jo Song-gil sarebbe dovuto tornare in patria con la famiglia: ma improvvisamente si perdono le sue tracce. Per la Sud Corea, l’ex ambasciatore avrebbe chiesto rifugio in Italia. Una storia già sentita per la Nord-Corea, che l’ultima volta che aveva permesso a un ambasciatore di trasferirsi con la famiglia aveva subito un’ennesima defezione: era il 2016 e Thae Yong-ho, vice-ambasciatore a Londra, aveva approfittato per volare in Sud Corea. Per questo il dettaglio uscito questi giorni riguardo la figlia di Jo Song-gil ha scatenato polemiche e preoccupazione: secondo Thae Yong-ho, che cita fonti nordcoreane, la ragazza di 17 anni non sarebbe sparita con i genitori ma sarebbe stata invece rimpatriata. Ed è cosa nota che il regime di Kim Jong-un utilizzi metodi antidemocratici e ritorsivi nei confronti dei familiari dei traditori.

L’Italia – Il governo italiano da novembre dichiara di non sapere nulla. Dopo le pressioni di questi giorni la Farnesina ha rilasciato un comunicato in cui spiega: «L’ambasciata della Corea del Nord a Roma, il 5 dicembre 2018, ha informato la Farnesina che l’ex incaricato d’Affari Jo Song Gil e la moglie avevano lasciato l’Ambasciata il 10 novembre e che la figlia, avendo richiesto di rientrare nel suo Paese dai nonni, vi aveva fatto rientro, il 14 novembre 2018». Il ministero degli Esteri ha dichiarato di non disporre di altre informazioni al riguardo e per questo il Parlamento ha chiamato in causa il Viminale. «Se c’è una ragazza che è voluta tornare dai nonni nel suo Paese – ha detto – ha preso un aereo di linea arrivando tranquillamente in aeroporto, superando i controlli di polizia e facendo il check in senza dire nulla, cosa c’entra il ministro dell’Interno?», ha ribattuto il ministro dell’Interno, che si è rifiutato di presentarsi alle Camere.

Il precedente – Un giallo non risolto che richiama alla memoria il caso diplomatico Italia-Kazakistan del 2013, quando Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, era stata espulsa dall’Italia insieme alla figlia con l’accusa di essere entrata illegalmente nel Paese. Colpa delle istituzioni quella di non essersi accorti del fatto che Shalabayeva fosse sposata con un oppositore politico del regime di Nursultan Nazarbayev. Nel 2014, l’allora ministro degli Esteri Emma Bonino riuscì a far ottenere alla donna e a sua figlia lo status in Italia di rifugiate politiche.