Nella giornata di ieri, 16 febbraio, è arrivato il primo blocco alla proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito approvato l’11 febbraio scorso nel Consiglio regionale della Toscana. La coalizione di centrodestra ha presentato un ricorso al Collegio di garanzia per verificare eventuali difformità con lo statuto della Regione. Eppure, i sondaggi mostrano che la maggioranza degli italiani – non solo dei toscani – richiede a gran voce che la questione venga regolamentata.
L’interruzione – La legge sul fine vita approvata dalla Regione Toscana dovrà attendere ancora 30 giorni. Era stata promossa dall’Associazione Luca Coscioni e stabiliva procedure e tempi per accedere al suicidio assistito. A oggi sono 10 le regioni italiane con una proposta di legge sul fine vita depositata e in attesa di discussione. Quattro invece quelle in cui è stata bocciata e bloccata. Fino a ieri solo una, la Toscana, era la Regione con una legge in vigore. Fino a ieri perché il centrodestra, che già l’11 febbraio aveva votato contro, ha depositato un ricorso al Collegio di garanzia per verificare se la legge sia in linea con la Statuto regionale. In attesa del giudizio del Collegio – come detto, arriverà entro un mese – la legge non potrà essere promulgata. Ad annunciarlo sono stati i capigruppo di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Marco Stella, capogruppo di Fi, ha aggiunto: «Siamo fermamente convinti che sia una materia di esclusiva competenza del Parlamento italiano», oltre ad essere necessario impedire che la Toscana diventi la regione del «turismo della morte». Non è tardata ad arrivare la risposta del segretario di Più Europa Riccardo Magi, tra i primi sostenitori della proposta di legge: «Si tratta dell’ennesima dimostrazione di quanto la destra sia distante dai bisogni dei cittadini, che in ogni modo hanno fatto sapere alla politica che serve una legge che regoli il fine vita». Ha poi concluso ricordando che non si tratta di credo religioso o colore politico, ma di una richiesta chiara ed evidente degli italiani.
Prove di spostamento – Proprio per una mancanza di regolamentazione a livello nazionale, nelle scorse settimane, in Lombardia c’è stato il primo caso di suicidio assistito nella Regione. Una donna di 50 anni affetta da più di 30 anni da sclerosi multipla progressiva, si è auto-somministrata il farmaco letale fornito dal Servizio sanitario nazionale, insieme alla strumentazione necessaria. Venerdì 14 febbraio, facendo seguito a questa notizia, il leader della Lega Matteo Salvini ha postato sui propri social una domanda: «Sarebbe giusto, secondo te, che il Parlamento approvasse una legge sul fine vita?». Un post che ha suscitato stupori considerando le posizioni da sempre assunte dal vicepresidente del Consiglio. Va però fatta una precisazione. La questione non è essere pro o contro al suicidio assistito, ma essere a favore o contrari a una legge nazionale che definisca criteri e limiti entro cui un malato terminale possa decidere in piena coscienza di porre fine alla propria esistenza. Le interazioni con il post di Salvini sono state moltissime. Su Facebook più di 650mila e su Instagram quasi 730mila. La maggioranza di questi si è detto a favore della regolamentazione. Non un banale post sui social, ma l’inizio di uno spostamento da parte della Lega e del centrodestra in generale. Un movimento che fa eco alle posizioni sostenute da anni dal governatore del Veneto Luca Zaia, leghista ma rivale al vertice del partito di Salvini. Zaia sta preparando un regolamento che dia seguito alle indicazioni della sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019. «È ipocrita» ha detto «far credere che il fine vita non esista quando è autorizzato da una sentenza della corte costituzionale».
Cosa dice la sentenza della Corte Costituzionale – Si tratta in effetti di un vuoto legislativo nazionale che dura da anni, reso più evidente da quando nel 2019 la Corte sancì la non punibilità dei medici che in determinate condizioni aiutavano il paziente a togliersi vita. In sei anni nessun governo, né Conte II né Draghi né Meloni, ha osato proporre una legge nazionale che non abbandoni le singole Asl dove, ad oggi, si decide caso per caso come e se far applicare questo diritto. Eppure la questione non sembra più essere così intoccabile. Come dice Luca Marinelli, interprete protagonista di M il figlio del secolo: «Io sono come le bestie, sento il tempo che viene», e anche Salvini sembra sentirlo e si mostra pronto ad un possibile cambio di posizione. Un sondaggio nazionale fatto da Youtrend per SkyTg24 il 18 novembre 2024, mostra che il 77% degli italiani è favorevole ad una regolamentazione sul suicidio assistito, contrario il 14% e il 9% dichiara di non avere una posizione precisa. È poi lo stesso centrodestra ad avere posizioni inaspettate rispetto a quanto sempre sostenuto. Il 76% di chi vota Fratelli d’Italia è favorevole, come il 75% di Forza Italia e il 65% della Lega.