«Non può esistere una flat tax progressiva come dice Luigi Di Maio: si chiama così perché unica, piatta e uguale per tutti e l’obiettivo è inserirla nel prossimo Def». Il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, si presenta all’Hotel Gallia a Milano per l’apertura della campagna elettorale in vista delle europee e risponde senza mezzi termini all’alleato di governo Luigi Di Maio che domenica sera, intervistato da Fabio Fazio su Rai 1, ha criticato la proposta del Carroccio sulla flat tax. «L’impegno del governo è di ridurre le tasse – ha continuato Salvini – lo abbiamo fatto per le imprese e adesso dobbiamo entrare anche nelle case delle famiglie italiane». Il leader della Lega ha coordinato la conferenza Verso l’Europa del Consenso accompagnato dagli alleati sovranisti di Alternative fur Deutschland (Germania), The Finsk Party (Finlandia) e Dansk Folkeparti (Danimarca), con cui il Carroccio farà gruppo unico alle elezioni europee del prossimo 26 maggio. Il punti cardine del programma? Difesa dei confini, lotta all’immigrazione e rispetto delle identità di ogni Paese.

La polemica con Di Maio – Nell’intervista di domenica sera a Che Tempo che fa, Di Maio si era detto perplesso sulla misura della flat tax, ovvero la tassa piatta con una sola aliquota per famiglie e imprese, che la Lega vorrebbe inserire nel Def da presentare entro il 30 aprile. «Va fatta per ridurre le tasse al ceto medio – aveva spiegato il leader del M5S – ma non deve aiutare i ricchi. Ci deve essere un minimo di progressività». Affermazione non condivisa dal suo alleato Salvini: «Non può esistere una flat tax progressiva, altrimenti mi tengo il sistema attuale», ha risposto il leader del Carroccio. Se Di Maio si è detto pronto ad essere il «garante» di questa misura, adesso oltre al problema di trovare le coperture (secondo una simulazione del Mef costerebbe 60 miliardi), la questione diventa politica: toccherà di nuovo al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro dell’Economia, Giovanni Tria, appianare le convergenze tra i due vicepremier.

Dimmi con chi vai… – Ma lo scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle non si accende solo sul tema del fisco: in una lettera pubblica al Corriere della Sera, Di Maio ha anche attaccato l’alleato di governo sulle alleanze in vista delle elezione europee, e in particolare con i Paesi del gruppo Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca): «Trovo paradossale – ha scritto il ministro del Lavoro – un’alleanza europea con quei governi che rifiutano di accettare la ridistribuzione dei migranti in Italia. Paesi che tra l’altro ci ignorano e ci snobbano violando le regole». Da Milano il ministro dell’Interno ha replicato facendo notare le «contraddizioni» a livello europeo anche nel M5S: «Quando il mio amico Luigi Di Maio va a Parigi a incontrare qualcuno che può mettere in difficoltà il governo italiano – ha detto Salvini riferendosi all’incontro con i gilet gialli – io non commento, tengo per me le mie riserve perché abbiamo tanto da fare al governo. Poi ognuno si sceglie le sue alleanze».

Il gruppo dei sovranisti – Sul palco dell’Hotel Gallia erano presenti anche il tedesco Jorg Meuthen, il finlandese Olli Kotro e il danese Anders Vistisen, che hanno incoronato Salvini leader del gruppo dei sovranisti che nelle prossime settimane cercherà di «allargarsi» ancora per includere il Front National di Marine Le Pen, gli austriaci di Partito della Libertà e Fidesz del premier ungherese Viktor Orban. Tutti e tre hanno disertato la conferenza di lunedì mattina, ma Salvini ha una spiegazione: «Sono il loro portavoce, hanno delegato me perché fare una conferenza stampa in 15 non era agevole soprattutto per voi», ha detto riferendosi ai giornalisti in sala. Un’argomentazione che dovrà essere confermata nelle prossime ore dai diretti interessati. Durante la conferenza stampa, però, il vicepremier leghista ha elencato quali saranno i punti in comune tra gli alleati europei in vista delle elezioni di maggio: «Dobbiamo ripartire dal lavoro, dalla famiglia, dalla sicurezza dei nostri confini e dal rispetto delle identità culturali come ci insegnava Papa Giovanni Paolo II che non era un pericoloso sovranista». Obiettivo: «Diventare primo partito al Parlamento Europeo, forza di governo e scalzare banchieri e burocrati che ci hanno governato fino a oggi». Poi, l’annuncio: la campagna elettorale si chiuderà il prossimo 18 maggio a Milano, dove un anno fa si era tenuto proprio il comizio finale del leader del Carroccio in vista delle elezioni politiche del 4 marzo: «Sapete, sono scaramantico…» ha concluso Salvini.