Non c’è Forza Italia senza Silvio Berlusconi. Almeno fino ad ora. La morte del suo leader, avvenuta il 12 giugno, ha lasciato FI privo di una guida e di indicazioni sul destino del partito, che si appresta a riorganizzarsi in vista delle elezioni europee.

Non ci sono eredi – Era stato proprio il Cavaliere a costruire la retorica politica per la quale il partito e il leader sono due facce della stessa medaglia. Fratelli d’Italia è di Giorgia Meloni, la Lega è di Matteo Salvini, il Pd è di Elly Schlein, il Movimento 5 stelle è (adesso) di Giuseppe Conte. E Forza Italia è di Berlusconi. O meglio, era. Con la sua morte ha lasciato il partito che con lui ha visto la luce e che l’ha appoggiato nei suoi trent’anni di storia. Con l’ingresso di Berlusconi in politica, il partito era diventato espressione del protagonismo del suo leader. È quanto accaduto in primis col Cavaliere che, secondo il Sole24Ore, ha governato FI come un’azienda. Sarà difficile trovare una figura che si senta (e che sia) all’altezza di sostituire l’italiano più famoso al mondo alla guida di Forza Italia. L’ipotesi ricade sul nome di Antonio Tajani, attualmente vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Esteri, oltre che coordinatore nazionale del partito, che ora è chiamato formalmente a dirigerlo. Lo stesso Tajani che, circa dieci giorni prima della morte dell’ex premier, in un intervento ad “Agorà” su Rai 3 aveva negato la volontà di sostituirlo, almeno finché Berlusconi era in vita: «L’unico leader (di Forza Italia, ndr.) si chiama Silvio Berlusconi. Io faccio benissimo il vice premier, il ministro degli Esteri, il coordinatore del partito, mi basta questo e sono felice di aiutare Berlusconi nell’azione di governo. È lui la nostra guida, non ci sono aspiranti leader». Anche Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera, aveva bollato come impensabile la scelta di un erede per il partito: «Non si è mai posta la questione della successione perché oggi Forza Italia è Berlusconi e tale rimarrà».

L’unione con altri partiti – Un’altra ipotesi è che possa essere la premier Giorgia Meloni a influenzare da Palazzo Chigi il futuro di Forza Italia e le scelte dei suoi elettori. Nel 2021 era stato proprio Berlusconi a proporre di inglobare Forza Italia in un altro partito. All’epoca nel mirino c’era la Lega di Matteo Salvini, che nel progetto che vedeva i due uniti in “Lega Italia” o “Forza Lega”, sarebbe arrivata al 30% delle preferenze. Adesso, però, gli equilibri sono cambiati e Lega e FI viaggiano entrambi intorno all’8% dei voti. L’ipotesi, quindi, è che molti forzisti vadano a confluire direttamente in Fratelli d’Italia, dove costituirebbero una corrente più moderata all’interno del partito di governo. Operazione che, forse, potrebbe convenire alla premier: dal suo arrivo a palazzo Chigi, Meloni sta cercando – con difficoltà – di sbarazzarsi dell’aggettivo “estrema” quando si parla della sua destra e l’ingresso di una compagine più liberale nel suo schieramento potrebbe giocare a suo favore.

Il rinnovamento – Berlusconi lascia il partito in un momento importante. In attesa delle elezioni europee 2024, il progetto era quello di riorganizzarlo, in vista delle nuove sfide (come il tentativo di un’alleanza tra Ppe e Conservatori a Strasburgo) e dei nuovi assetti politici che potrebbero nascere nell’Ue. «La storia di FI è quella di un continuo rinnovamento. Ma perché sia credibile dobbiamo prima di tutto rinnovare noi stessi. Continueremo a farlo, senza rottamare nessuno. FI ha una classe dirigente nazionale e locale esperta e autorevole – aveva dichiarato il Cavaliere a Repubblica in uno dei suoi ultimi interventi -. Ma non sono e non saranno soli, perché io continuerò a esercitare appieno le mie responsabilità di fondatore e di leader». Adesso che, però, sono soli e senza un erede alla guida di Forza Italia, il destino del partito è più incerto che mai.