(Foto Ansa)

«Siamo pazzi», diceva Ignazio La Russa, «ma abbiamo una potenzialità del 14%». Era il 21 dicembre del 2012 e l’attuale presidente del Senato stava presentando a Roma, con Giorgia Meloni e Guido Crosetto, il nuovo partito Fratelli d’Italia – Centrodestra nazionale. Un obiettivo ambizioso per una formazione appena nata, specialmente se figlia di una tradizione politica, quella neo/postfascista, che dal 1946 non aveva mai avuto grande consenso. Dieci anni dopo il partito ha vinto le elezioni con il 26%, superando abbondantemente la previsione di La Russa. Tutti e tre i triumviri di quella giornata, poi, hanno ora un incarico istituzionale: Meloni presidente del Consiglio, Crosetto ministro della Difesa e La Russa seconda carica dello Stato. La scalata, però, non è stata facile, né progressiva. I risultati delle politiche del 2013 e del 2018 hanno deluso le aspettative, restando molto lontani da quel 14%: l’apprezzamento degli elettori è cresciuto a dismisura solo nel corso dell’ultima legislatura.

Dalle primarie al partito – L’idea di fondare una nuova formazione era nata il 17 dicembre 2012, il giorno dopo le tanto attese primarie del Popolo delle libertà che avrebbero dovuto designare il delfino di Silvio Berlusconi ma che proprio il Cavaliere aveva deciso di annullare. I più scottati da questa decisione erano stati i «giovani» del partito, capeggiati da una trentacinquenne Meloni. Le primarie avrebbero dovuto essere la possibilità di rinnovare la classe dirigente del Pdl e l’attuale Presidente del Consiglio era tra i candidati: «Corro per rappresentare delle idee, se saranno maggioritarie vincerò», aveva detto a La Repubblica. Quel 17 dicembre, in segno di protesta contro il Pdl e contro il governo Monti (che pure era sostenuto dal partito), Meloni e Crosetto organizzarono la convention «Primarie delle idee». Pochi giorni dopo, la nascita del gruppo parlamentare, infine la fondazione ufficiale di Fratelli d’Italia.

Le idee – A farne parte erano, soprattutto, ex membri di Alleanza nazionale, il partito postfascista nato nel 1995 sulle ceneri del Movimento sociale italiano, ma anche di La Destra, fondato da Francesco Storace nel 2007 in opposizione alla leadership di Gianfranco Fini in An. Secondo commentatori e critici, il corredo ideologico del nuovo partito era ed è quello della destra sovranista e populista. Fdi, che sul proprio sito si definisce, curiosamente, un «movimento», preferisce darsi un’immagine più vicina a quella del conservatorismo liberale europeo, anche se non rinnega le proprie origini e anzi le riafferma a partire dal simbolo della fiamma tricolore, caro al Movimento sociale italiano di Giorgio Almirante. L’obiettivo del movimento-partito, si legge sul sito, è quello «di attuare un programma politico che, sulla base dei principi di sovranità popolare, libertà, democrazia, giustizia, solidarietà sociale, merito ed equità fiscale, si ispira a una visione spirituale della vita e ai valori della tradizione nazionale, liberale e popolare, e partecipa alla costruzione dell’Europa dei Popoli». Un’Europa, però, che nelle parole degli esponenti del partito non corrisponde a ciò che è l’Unione Europea: la posizione, al netto delle rassicurazioni di Meloni degli ultimi tempi, è quella di revisione dell’assetto comunitario e del suo significato. Un orientamento che sembra confermato dalle parole che la Presidente ha pronunciato martedì 13 dicembre alla Camera: «l’obiettivo deve essere quello di portare più Italia in Europa e non viceversa».

Dieci anni di opposizione – La nascita di Fratelli d’Italia fu poco considerata, dalla politica quanto dai media. I primi risultati elettorali sembrarono dar loro ragione: uno scarso 1,9% alle politiche del 2013, che non impedì alla neonata formazione di entrare in Parlamento grazie alla coalizione di centrodestra capeggiata dall’amico-nemico Berlusconi. Iniziarono, così, dieci anni passati all’opposizione: prima a Letta, poi a Renzi e Gentiloni. In mezzo, le prime vittorie alle amministrative e il successo-insuccesso di Meloni nella corsa al Campidoglio del 2016, dove pur non vincendo ottenne un valido 20,7%. A livello nazionale, però, Fratelli d’Italia faticava ad affermarsi: nel 2018, sempre all’interno della coalizione di centrodestra, ottenne meno del 5%. Nell’ultima legislatura la strenua e coerente opposizione a tutti i governi, specie a quello di Mario Draghi e alle politiche relative alla gestione della pandemia, ha però dato al partito di via della Scrofa un consenso che è stato messo a frutto nelle ultime elezioni politiche. Dieci anni, anche, di slogan e battaglie, molte delle quali identitarie: da quella contro l’euro al fianco del leader leghista Matteo Salvini a quella a favore del presidenzialismo, passando per la difesa della famiglia tradizionale e quella per proteggere il made in Italy.

A  Roma – «10 anni di amore per l’Italia» è iniziata nel pomeriggio del 15 dicembre alle 15.00 con un dibattito tra i dirigenti del partito di Roma e del Lazio ed è destinato a chiudersi sabato 17 con un intervento di Giorgia Meloni. Tanti i temi in programma: tra gli altri, sovranità e sicurezza alimentare, il ruolo dell’Italia dopo l’invasione dell’Ucraina, istruzione, famiglia, sport, cultura, i rapporti col centrodestra, la giustizia e le riforme istituzionali.