31/03/2009 ROMA, UN CAFFE' CON L'ONOREVOLE NELLA FOTO ANTONELLO SORORiforma del lavoro, lotta al terrorismo, intercettazioni e sentenze processuali pubblicate online. Questi grandi temi sul tavolo delle riforme hanno un punto in comune: il tema della privacy. Martedì 23 giugno, in occasione della Relazione annuale al Parlamento, il Garante della Privacy ha parlato dello stato di salute della tutela dei dati in riferimento alle riforme in discussione.

Il primo monito di Antonello Soro è per il Jobs Act. Mentre non è ancora chiaro se la riforma del lavoro apra scenari simili al 1984 orwelliano, per il Garante il decreto deve impedire «forme ingiustificate e invasive di controllo dei lavoratori rispettando i vincoli della legislazione europea ed evitando un’indebita profilazione delle persone che lavorano». La parole di Soro arrivano qualche giorno dopo quelle della segretaria della Cgil Susanna Camusso che parlava della disposizione come di una forma di controllo superiore al Grande Fratello. Rispetto alla leader sindacale, però, Soro è meno drastico anche se invita a «coniugare l’esigenza di efficienza delle imprese con la tutela dei diritti».

Come per il lavoro, anche sulla questione delle pubblicazioni delle sentenze ci si trova davanti allo scontro tra privacy e trasparenza. L’idea è quella di una diversa gestione di carta e web. Per Soro le pubblicazioni online indicizzate nei motori di ricerca generalisti, come Google e Yahoo, rischiano di essere interpretate fuori contesto e in modo errato. La soluzione proposta dal Garante per coniugare pubblicazione e tutela della privacy sarebbe quella di pubblicare le sentenze senza però indicizzarle: «Così da coniugare il principio della
pubblicità del processo e del suo atto conclusivo con la riservatezza dei soggetti a qualunque titolo coinvolti»

Soro mostra meno elasticità parlando di intercettazioni telefoniche. Se il diritto di cronaca va difeso, non bisogna smettere di combattere il sensazionalismo, tanto da richiedere «un riequilibrio nei rapporti
tra esigenze investigative, informazione e riservatezza, in un contesto di generale mediatizzazione della giustizia». Per il Garante va posto un freno alla pubblicazione di tutti quei contenuti che, pur soddisfando la curiosità del pubblico, non rispettano le esigenze informative sul processo.

L’altro grande tema che richiede una forte mediazione è la lotta al terrorismo. In questo caso Soro si schiera apertamente contro le “raccolte massive di dati”, come fatto dalla NSA americana. «Dobbiamo contrastare la ricorrente tentazione di considerare le libertà civili come un lusso che non ci possiamo permettere di fronte alla minaccia terroristica». Si perché la minaccia terroristica corre lungo la rete: «Il modo migliore per difendere la nostra sicurezza è proteggere i nostri dati perché il terrorismo sempre più si alimenta della rete per passare dallo spionaggio informatico alla concretissima violenza delle stragi». Il Garante entra nel merito anche delle scelte del governo definendo un «atto di saggezza» la decisione dell’esecutivo di togliere dal decreto anti-terrorismo le norme sulle intercettazioni da remoto e le intercettazioni preventive per qualsiasi reato commesso online.

Soro guarda però anche oltre ai confini nazionali, arrivando ad auspicare «una Kyoto della protezione dei dati» con riferimento al protocollo di difesa dell’ambiente. «Bisogna diffondere la consapevolezza che anche nell’Infosfera ogni atto compiuto deve essere un atto responsabile e che il contributo di ciascuno, oggi, è indispensabile per migliorare la prospettiva del nostro futuro e tracciare uno sviluppo sostenibile del pianeta connesso».

Untitled InfographicMa quali sono i numeri sul controllo della privacy in Italia? Nel 2014 l’Autorità ha adottato 628 provvedimenti, con sanzioni che hanno superato i 5 milioni di euro con oltre 358 ispezioni. Le aree di intervento sono le più disparate: credito al consumo, videosorveglianza, recupero crediti, assicurazioni e ovviamente rapporti di lavoro.

 

Alberto Bellotto